La tomba del grande Giuseppe Bernasconi è abbandonata, il Comune faccia qualcosa

L'appello di Mario Manzin, già presidente della Commissione per la tutela degli organi artistici presso la Soprintendenza di Milano. «Bernasconi ha contribuito ad esaltare la cultura musicale dell’Ottocento italiano»

Le fontanelle del cimitero di Giubiano

Gentile direttore,

unisco la mia voce a quella di coloro, e sono tanti, che invitano il Comune di Varese a prendere in doverosa considerazione le sepolture di personaggi illustri che si trovano in stato di abbandono nei cimiteri della città. Il problema si pone quando gli eredi sono scomparsi e i provvedimenti comunali di decadenza per garantire la dignità stessa del Luogo ne sono la triste conseguenza.
(nella foto uno scorcio del cimitero di Giubiano)
È il caso della tomba di Giuseppe Bernasconi (Bizzozero 1814 – Varese 30 dicembre 1891), il grande organaro che ha contribuito con le sue opere ad esaltare la cultura musicale dell’Ottocento italiano.
Fu Varesino illustre cresciuto nella bottega Biroldi, personalità di spicco, maestro di talenti, autore di oltre cento strumenti in poco più di quarant’anni come egli stesso ricordava nel regesto dato alle stampe e destinato al Comitato dell’Esposizione Musicale di Milano del 1881.
Posò i suoi strumenti nelle più importanti cattedrali. Ben quattordici furono commissionati a Milano e le cronache, in particolare l’autorevole “Gazzetta Musicale di Milano”, riportarono elogi e riconoscimenti in occasione dei collaudi affidati ai più grandi organisti dell’epoca. I documenti ne sono testimonianza.
Per S. Maria presso S. Celso si sottolineò la grandiosità dell’opera affermando che «anche il secondo organo va fornito di strumenti ad ancia, Voci Flebili, Violini etc. e tutti questi registri servono per ottenere, mediante apposito congegno, l’effetto del crescendo e del diminuendo del suono, detto volgarmente fisarmonica».
Per S. Maria Segreta, organo di 64 registri, fabbricato nel 1873, egli stesso spiegava che era composto da tre organi, quello «primo, organo comune, l’organo secondo eco a fisarmonica, l’organo terzo da concerto. Quest’ultimo è collocato in una tribuna a metà la chiesa; la sua tastiera è comune all’organo secondo che gli è distante circa dieci metri».
Milano lo chiamò a intervenire anche sull’organo della Scala che fu trasportato, dopo il restauro, in posizione acustica più favorevole.
La sua opera fu richiesta anche nella vicina Svizzera Italiana: nel 1872 fu inaugurato il nuovo organo nella parrocchiale di Stabio.

Morì a Varese, e la “Cronaca Prealpina” annunciò la sua scomparsa. È sepolto nel cimitero di Giubiano: sul monumento funebre, di buona fattura, si conserva il suo ritratto su maiolica mentre è scomparso purtroppo quello della moglie Teresa Aletti che gli riposa accanto.
Oltre vent’anni fa su proposta della Commissione per la tutela degli organi artistici allora da me presieduta era stata inviata al Comune da parte della Soprintendenza di Milano comunicazione di vincolo.
Vorremmo fosse sufficiente a garantirne la conservazione e il restauro per il rispetto dovuto ad un grande artista che ha onorato la tradizione organaria varesina, ed è stato esempio illustre della laboriosità che ha sempre contraddistinto il territorio.

«Siamo i tombaroli e resusciteremo la cultura»

di
Pubblicato il 22 Agosto 2020
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