Il giro del Monte Rosa a piedi: l’avventura di Luca e Anne

Intitolato "Home to Rosa" e dalla lunghezza di 300 chilometri per 15.000 metri di dislivello, il tracciato attraversa sentieri e valli dimenticati e per molti sconosciuti

luca fontana monte rosa

Il giro del Monte Rosa a piedi per riscoprire un tipo diverso di turismo. È l’itinerario che Luca Fontana, fotografo di Colazza, ha percorso insieme alla compagna Anne-Kathrin Melis in 13 giorni, dormendo in tenda, bivacchi e piccole strutture gestite. Intitolato “Home to Rosa” e dalla lunghezza di 300 chilometri per 15.000 metri di dislivello, il tracciato attraversa sentieri e valli dimenticati e per molti sconosciuti.

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Un cammino ideato per sperimentare la filosofia che anima il progetto di “Allontanare le montagne”, ovvero riscrivere le regole di approccio alle terre selvagge: partire da casa al posto che da un posteggio anonimo, senza usare impianti di risalita o altri aiuti esterni, al fine di rispettare al massimo i fragili territori alpini, «troppo spesso ridotti a parchi giochi dal turismo di massa».

«Siamo partiti – spiegano Luca e Anne – a piedi da casa completando il giro del Monte Rosa in 13 giorni: 300 chilometri e 15.000 metri di dislivello. È stato bellissimo percorrere questo cammino con un approccio lento e a impatto zero, scoprendo che divertimento e sostenibilità possono combaciare».

«Era tanto tempo – aggiunge poi Luca – che sognavo di esplorare le Alpi partendo da casa. Dopo aver visitato tanti luoghi lontani, passando ore di aereo per arrivarci e soffrendo di un affollamento ormai presente anche nei luoghi più remoti ma rinomati, scoprire una natura selvaggia e potente a poca distanza da dove viviamo è stata un’esperienza che ci ha aperto gli occhi».

Un approccio in contrasto col turismo di massa mordi e fuggi, che nell’estate 2020 ha caratterizzato così tanto le Alpi, con enormi e insostenibili afflussi di turisti affollarsi in poche località, tralasciandone completamente altre. Una fruizione che rischia di danneggiare i fragili contesti alpini.

Lungo il loro viaggio, Anne e Luca hanno infatti constatato una situazione preoccupante. «In alcune località – raccontano Luca e Anne – vengono costruiti nuovi impianti di risalita, larghe piste invernali e bacini per l’innevamento artificiale, lasciando un panorama estivo simile ad un deserto. Alla stessa quota nelle valli a fianco, la vegetazione cresce rigogliosa e la montagna è tutta da vivere».

«Anche lo stato dei ghiacciai è tragico – commenta Luca -, molti riportati su mappe recenti, come il Ghiacciaio d’Otro o quello del Furggen, sono completamente sciolti. Addirittura i grandi ghiacciai d’alta quota risultano perlopiù scoperti dalla neve e soggetti a continui crolli. Ho appena 30 anni, ma nei miei ricordi i ghiacciai erano molto più estesi. La responsabilità di questo cambiamento è dimostrato essere l’azione umana, e modernizzare l’approccio alla montagna riducendo l’impatto è il minimo che possiamo fare».

«Mi piacerebbe – afferma Anne – che altre persone ripercorrano i nostri passi. Non obbligatoriamente facendo il nostro stesso percorso, ma riscoprendo la bellezza che li circonda, ognuno secondo le sue capacità e disponibilità di tempo, in questa stupenda nazione che è l’Italia, in cui ho scelto di vivere. “Home to Rosa” è un magnifico esempio di come ognuno di noi, secondo le sue possibilità, capacità e inclinazioni, possa scoprire qualcosa di nuovo senza la necessità di grandi infrastrutture, imparando ad ascoltarsi coi propri tempi».

Nel corso del suo viaggio, Luca ha raccolto parecchie foto e girato diversi video, nei prossimi mesi presenterà un documentario dedicato all’iniziativa.

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Pubblicato il 01 Settembre 2020
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