I giovani di Friday for Future pronti a scendere in piazza: “Pochi anni per fermare il disastro ambientale”

Abbiamo ascoltato la testimonianza di Marco Bellante che ci racconta la realtà dei giovani varesini e di ciò che rappresenterà la protesta in piazza

I cartelli di fridays for future

Nella giornata dello sciopero nazionale per il clima, i giovani dell’associazione Fridays for Future Varese si preparano a scendere in piazza venerdì alle 18 per un sit-in di protesta in piazza Podestà per sensibilizzare e informare i cittadini sui problemi legati al cambiamento climatico ed ecologico che il nostro pianeta sta subendo già da molti anni.

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I giovani di Friday for future in piazza del Garibaldino a Varese 4 di 10

Abbiamo ascoltato la testimonianza di Marco Bellante, che ci racconta la realtà di Fridays for Future a Varese e di ciò che rappresenterà la protesta di oggi pomeriggio.

Come nasce Fridays for Future e come si è mossa negli ultimi anni a Varese per perseguire la lotta alla crisi climatica?

Nell’agosto del 2018, in seguito ai problemi legati alle ondate di calore anomale e soprattutto dopo gli incendi scoppiati in Svezia, Greta Thunberg iniziò a manifestare di fronte al Parlamento del suo Paese, annunciando che avrebbe continuato a presentarsi lì ogni venerdì fino a quando la Svezia non avesse iniziato a cercare una soluzione. Così nacque l’idea di Fridays for Future, che in breve tempo è diventato un fenomeno mondiale, arrivando finanche qui a Varese. Il nostro è un gruppo dinamico, che muove le sue proposte attraverso manifestazioni, banchetti divulgativi e varie attività, come ad esempio le numerose raccolte di rifiuti organizzate al lago di Varese e di Monate e gli incontri nelle scuole. Cerchiamo di collaborare con altre associazioni, come Legambiente. Prima del Covid organizzavamo anche pomeriggi di formazione, tenuti da vari membri del gruppo esperti di determinati argomenti.

Nel sito dell’associazione e nella presentazione della manifestazione di oggi si legge dell’ultimo rapporto riguardante l’urgenza di contenere l’aumento della temperatura media entro +1,5°C. Puoi spiegare più nel dettaglio di cosa si tratta?

Se la temperatura salisse oltre quella attuale i danni sarebbero molto seri e irreversibili. L’uomo delle ultime generazioni è cresciuto con la convinzione che le risorse non finiranno mai, ma non è assolutamente così. Il nostro è un sistema delicato e già negli anni ’90 era chiaro che qualcosa non stesse funzionando. La questione del controllare che la temperatura rimanga entro +1,5°C esiste ed è fondamentale per l’essere umano, poiché il pianeta continuerebbe a vivere anche se la temperatura aumentasse fino a 3°C, noi no. Le generazioni di oggi non si preoccupano del futuro, ma è stato stimato che già nel 2030 potrebbe avvenire un collasso climatico. Abbiamo solo dieci anni per arginare i danni e prevenire un disastro ambientale.

Per cosa Fridays for Future Varese scenderà in piazza oggi pomeriggio?

Il sit-in di oggi, oltre alla lotta contro la crisi climatica e ciò che sta causando al nostro pianeta, riguarderà la mobilità, un ostacolo serio nella realtà della nostra città. Il problema principale della mobilità è il tempo: ci lamentiamo perché ci mettiamo tanto tempo per spostarci. La nostra è una società che corre, elemento chiave della cultura dell’avere e del consumare. Per questo è necessario un cambiamento culturale. Un esempio potrebbe essere quello di rinunciare a qualche parcheggio in determinate zone del centro per poter dare spazio a zone verdi, che permettano ai cittadini di vivere Varese al meglio. Per arrivare a questo però è necessaria la partecipazione attiva dei cittadini stessi, al fine di diffondere un nuovo senso di comunità e piacere di condivisione dei beni comuni.

Perché è così complicato convincere le persone di ciò che sta accadendo al nostro pianeta?

Prima di tutto, non c’è comunicazione. Negli anni ’90 il problema della crisi climatica già interessava il mondo scientifico e oltre il 90% degli scienziati ne parlavano cercando e proponendo soluzioni che ne arginassero gli effetti, solo una minima parte invece non lo considerava un problema serio. Oggi le cose non sono cambiate: la pubblicità mediatica dei programmi televisivi vede dibattere due scienziati, uno pro e uno contro, e le persone pensano che la scienza sia completamente divisa a metà, dando ad entrambe le parti la stessa percentuale, quando in verità non è così. In secondo luogo, le aziende e i comparti inquinanti non hanno interesse a cambiare, perché a livello economico sarebbe estremamente costoso. Ultimo, ma non meno importante, noi tutti siamo pigri. A tutti piace vivere di consumismo e benessere. Siamo cresciuti in un sistema in cui appare ovvio che sia più facile buttare via qualcosa che si rompe per poi rimpiazzarla, piuttosto che aggiustarla.

In che modo Varese può contribuire in maniera diretta al benessere dell’ambiente, della città e dei suoi cittadini?

Serve un cambiamento culturale. Noi possediamo un territorio bellissimo, purtroppo poco valorizzato. Varese dovrebbe partire da questo, dalla tutela del territorio. E qui si parla ovviamente di un intervento del comune. Ascoltando i cittadini e le loro idee si può arrivare a progettare qualcosa di una qualità diversa, migliore e che duri nel tempo.

Ricordiamo l’appuntamento con l’associazione Fridays for Future Varese, oggi pomeriggio alle 18 in piazza Podestà. Una manifestazione alla quale tutti dovrebbero partecipare, poiché come afferma Greta Thunberg, l’azione individuale più importante è informarsi.

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Pubblicato il 09 Ottobre 2020
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