Preparare la maturità durante la Pandemia: in un sondaggio tutta la preoccupazione degli studenti
L'esame di stato provoca sempre ansia a tutti, ma quest'anno di più. I nostri maturandi dicono che si stanno impegnando comunque ma anche di trovare diverse difficoltà: a fronte di esse, emerge dall'indagine, non si sentono capiti

Pubblichiamo un articolo di Valeria Bertino, una studentessa del Liceo Crespi di busto Arsizio, che illustra i risultati di un sondaggio realizzato tra 632 studenti maturandi su come stanno vivendo questo anno così difficile tra impegno nello studio e difficoltà provocate dalla pandemia.
Un anno fa non avremmo mai pensato di trovarci nella situazione che stiamo affrontando ora. Questo strano modo di vivere ci sembra quasi scontato, normale e la nostra vita di prima pare molto lontana. Ci siamo abituati a tanti modi di lavorare differenti e se ci soffermiamo a pensare, è incredibile anche la “rivoluzione scolastica” avvenuta negli ultimi mesi.
Incredibile, certo: i ragazzi stanno affrontando un nuovo modo di vivere la scuola. C’è chi sta vivendo uno degli anni più importanti della sua vita e si trova alla fine del suo percorso scolastico a dover mettere in discussione tutto.
L’11 gennaio 2021 anche gli studenti delle superiori torneranno a scuola per svolgere attività che non riguardano i laboratori. Questo nuovo tentativo funzionerà? Questa è la domanda che sicuramente si pongono i ragazzi, alcuni rassegnati, altri speranzosi, ma i più preoccupati sono sicuramente gli studenti di quinta. Fra cinque mesi dovranno infatti affrontare un esame di stato senza conoscerne le modalità e senza sapere come andranno i prossimi cinque mesi.
Abbiamo deciso di condurre un sondaggio fra i maturandi della zona per capire come se la stanno passando e per dar loro una voce. Hanno risposto 632 studenti che frequentano le superiori nella zona di Milano e Varese. Confusione, preoccupazione, ansia: questi sembrano essere i sentimenti dei ragazzi.
Ci hanno raccontato, innanzitutto, di questi primi mesi: il rientro a scuola ha rappresentato un barlume di speranza che si è poi definitivamente spento a novembre. Alcuni hanno iniziato con modalità di “didattica digitale integrata” (ovvero, ad esempio, seguendo turnazioni) altri in didattica in presenza totale, a seconda dell’istituto scolastico.
Insomma, il rientro non è stato facile: grande ostacolo è stata la discontinuità scolastica, dovuta, ad esempio, alle inevitabili quarantene a cui molti studenti sono stati sottoposti (il 35,3% degli intervistati di cui il 75% ha subito, come conseguenza, problemi organizzativi per quanto riguarda interrogazioni e verifiche). Altra causa dell’irregolarità della quotidianità scolastica è stato il passaggio, in alcuni casi ripetuto, da DDI a DAD. Circa l’89% dei ragazzi aveva, nel periodo di “cambiamenti”, verifiche e interrogazioni che ha dovuto spostare e circa il 64% ha lamentato un rallentamento dell’andamento generale del programma. Le conseguenze si sono riversate molto spesso in un abbassamento diffuso della media scolastica.
“Per quanto la dad non sia la soluzione perfetta, è sicuramente più efficiente di una didattica integrata in cui sono presenti preoccupazioni di tipo sanitario. Ho passato i primi mesi di scuola in una confusione destabilizzante. Niente è certo e ce ne dobbiamo fare sicuramente una ragione però cercare di limitare i cambiamenti sarebbe più rassicurante (guardare a lungo termine, non cambiare idea in continuazione ecc). Per quanto riguarda la maturità sono letteralmente terrorizzata all’idea di non essere abbastanza pronta, non per quanto riguarda mie lacune personali, ma per il fatto che con la dad ci stiamo esercitando veramente pochissimo a livello di test scritti”.
Delle problematiche generali abbiamo già sentito parlare: solo una minima parte degli studenti non ha subito cambiamenti di orario, che hanno portato in molti casi a difficoltà logistiche. I ragazzi ci hanno descritto la situazione sui mezzi di trasporto, di cui abbiamo tanto sentito parlare: Il 38% degli intervistati ha ammesso che spesso non c’erano posti liberi e che molte persone stavano in piedi; circa il 64% ha dichiarato che i posti non erano distanziati.
Le reazioni al DPCM che annnunciava la DAD al 100% sono state diverse: alcuni studenti hanno tirato un sospiro di sollievo perché non percepivano la scuola come un luogo sicuro (il 65%) e alcuni hanno scritto che la DAD organizzata dalla propria scuola è efficiente, altri invece sono stati assaliti dalla preoccupazione: “Mi sembrava di tornare a marzo e di riaprire un circolo che sembra essere infinito”, “perché non è facile fare lezione a distanza, problemi di rete, in più sono in quinta quest’anno e non è per niente facile capire gli argomenti “, “ritengo importate la presenza a scuola, soprattutto in vista della maturità”. Circa l’87% inoltre teme di portare a termine l’anno con delle lacune e una buona parte ammette di non riuscire a mantenere la concentrazione in DAD.
L’ultimo anno, insomma, è quello decisivo: l’esame di stato provoca sempre ansia a tutti, ma quest’anno forse di più. I nostri maturandi dicono che si stanno impegnando comunque ma anche di trovare diverse difficoltà: a fronte di esse, emerge dalla nostra indagine, non si sentono capiti dai professori “che in molti casi si dimostrano poco comprensivi e assegnano un carico di lavoro eccessivo”. I ragazzi si sentono, inoltre, demotivati: su una scala da 1 a 5, la maggior parte degli intervistati ha votato 5.
“Secondo me in questo momento bisogna avere delle priorità: in questo caso la salute. La didattica in presenza è importantissima per numerosi motivi, ma in questo momento non mi sento per niente sicura a tornare a scuola visto l’aumento dei contagi perché la scuola non è esonerata dal rischio contagio anche con tutte le precauzioni del mondo. Molti prof non capiscono il concetto che noi non siamo a casa a non fare niente. Ci hanno raddoppiato se non triplicato il lavoro e devono capire che noi abbiamo bisogno di un momento di stacco cosa che io non ho”.
È chiaro, ovviamente, che oltre ad essere preoccupati per la situazione scolastica, gli studenti pensano anche alla propria salute e a quella degli altri, in quanto il rientro a scuola potrebbe, probabilmente, portare a un aumento dei contagi. Aldilà delle posizioni convergenti riguardo quest’ultimo tema, emerge dal sondaggio che i maturandi si sentono incompresi, insicuri, “scombussolati” e poco considerati nel loro reale stato d’animo, il quale viene spesso scambiato per “menefreghismo” nei confronti della scuola e dello studio imprescindibilmente. “Gli studenti stanno affrontando una situazione surreale, nella quale ciò che li circonda non si mostra collaborativo […]Gli effetti negativi psicologici e fisici sono evidenti! Abbiamo bisogno di più stimoli, più risposte, più certezze. ”
Non si può fare di tutta l’erba un fascio, ogni istituto ha preso decisioni differenti riguardo le modalità della didattica, e ogni professore ha il suo metodo. I commenti sopracitati sono solo alcuni di quelli lasciati dagli intervistati, ma riassumono bene il pensiero generale. Nell’augurio agli studenti di terminare l’ultimo anno scolastico nel migliore dei modi e soprattutto in salute, fiduciosi e speranzosi, stiamo a vedere come andranno i prossimi mesi.
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