“Il paziente zero è la sanità lombarda”, in piazza per il diritto alla salute
Ben 17 le città coinvolte, con eventi in presenza e diretta Facebook dalle 10 alle 12, tra cui Varese

A un anno di distanza dal “paziente uno”, una giornata di mobilitazione regionale e territoriale, nel pieno rispetto delle norme anticovid, è stata proclamata per sabato 20 febbraio 2021 dal Coordinamento Lombardo per il Diritto alla Salute: ben 17 le città coinvolte, con eventi in presenza e diretta Facebook dalle 10 alle 12.
“A un anno dal primo caso accertato di coronavirus, possiamo dire che il vero ammalato da curare urgentemente è la sanità lombarda, il “vero paziente zero”, colpita” da un mix micidiale di neoliberismo, imprevidenza e incompetenza, i cui effetti drammatici si sono abbattuti duramente sulla salute e sulla vita dei cittadini lombardi!“, è quanto dichiarato da Marco Caldiroli, presidente di Medicina Democratica, aderente con oltre 50 associazioni al Coordinamento Nazionale per il Diritto alla Salute.
Conivolte, fra le altre, le città “martiri della pandemia” come Brescia e Bergamo. A Codogno, ci sarà una presenza silenziosa, con striscioni davanti all’Ospedale, dove è prevista una iniziativa FNOMCEO con i rappresentanti istituzionali, in memoria dei medici caduti per il COVID 19 nell’esercizio delle proprie funzioni.
A Milano è prevista la manifestazione davanti al Palazzo della Regione Lombardia. Questo l’elenco ad oggi delle città, in aggiornamento: COMO, BRESCIA, BERGAMO, PAVIA, CINISELLO BALSAMO, ALTOLAGO VALTELLINA VALCHIAVENNA, MILANO, CREMONA, LODI, SARONNO, MONZA,MANTOVA, MELEGNANO, VARESE, MONZA, DESIO. Previsti, inoltre, interventi via web con LIBRO VERDE – E. ROMAGNA E ALTRO- VERSILIA- Lido di Camaiore e Viareggio.
“E’ urgente un drastico cambio di indirizzo e di strategia -ha aggiunto Marco Caldiroli – perchè non basta un aggiustamento della normativa regionale, né la sostituzione di un assessore: si tratta di ribaltare le scelte che hanno portato alla deriva la sanità pubblica, da Formigoni a Fontana, passando per la perniciosa “riforma Maroni” del 2015. Non servono semplici modifiche di facciata, inutili e pericolose. Da questo imbuto vischioso si esce ricostruendo una sanità pubblica, basata sulla prevenzione, sociale, universale e partecipata, fondata sula fiscalità generale”.
Il disastro della sanità lombarda, che la pandemia ha scoperchiato, è diretta conseguenza di un servizio sanitario regionale diventato “sistema ospedalocentrico”, con un grave indebolimento della medicina territoriale e con i medici di base allo sbaraglio, privi delle indispensabili tutele. Su tutto, una gestione quasi “monarchica” delle strutture pubbliche, ATS e ASST, incapaci di comprendere e gestire i bisogni dei cittadini e del territorio. L’estesa privatizzazione e il definanziamento delle strutture pubbliche hanno causato l’esplosione delle liste d’attesa, con la riduzione delle possibilità di accesso e cura per le malattie croniche e un peggioramento generale delle condizioni dei meno abbienti, con un aumento della mortalità.
“E’ questo “sistema”- ha concluso Caldiroli- con la sua presunta eccellenza, e non solo l’impreparazione, ad aver causato un incremento fuori controllo di contagi e di decessi. Un “sistema” sanitario regionale dai piedi d’argilla che l’impatto con la pandemia ha squassato”.
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