“Ho realizzato il mio sogno: sono salita alla Capanna Margherita”
Il racconto di un'esperienza unica per chi non pratica assiduamente l'alpinismo. Una gita preparata con cura che ha regalato sensazioni indelebili
Il racconto della scalata di Emanuela Crivellaro che si è regalata questa emozione unica e indelebile
Per chi ama camminare in montagna e raggiungere i rifugi in quota, la Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa a 4554 mt., è un sogno da realizzare.
Avevo deciso, per i miei 60 anni, di farmi un regalo speciale, qualcosa che potesse rimanere per sempre nei miei ricordi più belli.
Non pratico alpinismo, ma trekking, anche duro e con dislivelli importanti. Attraversare un ghiacciaio, però, anche senza particolari difficoltà tecniche, rimane un’escursione da non sottovalutare e alla quale prepararsi.
Per qualche mese ho quindi cercato di allenarmi e a luglio mi sono iscritta per la grande avventura in collettiva con guida.
Sono partita da Gressoney con gli impianti fino a punta Indren e ho pernottato al rifugio Mantova. Non ho chiuso occhio durante la notte, eppure alle 4 meno 10 ero in piedi, arzilla come un grillo.
Alle 5 siamo partiti, al buio, con le torce sulla testa accese, scarponi, ramponi, imbrago e il batticuore per ciò che ti aspetta.
Il sole si alza illuminando piano piano la neve candida, passando dal blu all’azzurro, rendendo magica l’atmosfera. La prima salita è lunga e pesante, tanto da pensare “Chi me lo ha fatto fare!” ma resisti è la parola d’ordine. La guida intanto ci fa notare i crepacci, vicino ai nostri piedi, ai quali occorre fare molta attenzione. Siamo circondati da vette immacolate e dal silenzio della montagna.
Si prosegue con qualche dislivello arduo alternato a passaggi meno impervi, mentre intorno è uno spettacolo immenso, incantato, affascinante. Poi la vedi, eccola là la Capanna Margherita anche se ci vuole ancora un’ora. Si continua con una scalata al limite delle mie forze, lungo un tracciato molto stretto, ma ormai la meta è vicina.
Quando arrivo piango per la forte emozione e la gioia di aver vinto la fatica e l’altitudine. E’ un’esperienza indimenticabile, una delle più significative della mia vita. La sensazione è quella di aver compiuto un’impresa unica.
Ci ho messo 4 ore a salire e 2 ore e un quarto a scendere, in gruppo da 4 più la guida. 1200 mt di dislivello: non sono tantissimi ma un conto nel bosco un conto sulla neve con ramponi, vento e freddo. Anche se cammini e sudi per lo sforzo, ci sono momenti in cui si patisce il freddo e non ci si può fermare per non congelare
E’ indescrivibile quello che si prova a toccare il cielo con un dito, a sentirsi sul tetto del mondo, a guardare il paesaggio e riempirsi della bellezza dell’infinito.
Se la felicità è fatta di attimi, sicuramente in quel momento io ero felice.
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