I Big Star: un gruppo che meritava di più
Già cinquant’anni fa essere in mano alle case discografiche sbagliate voleva dire insuccesso sicuro

Nel 1966 i quindicenni Alex Chilton e Chris Bell avevano avuto la fortuna di vedere i Beatles esibirsi nella loro Memphis, ed erano stati talmente impressionati che quando sei anni dopo avevano formato i Big Star avevano scelto proprio di lavorare componendo in duo come Lennon e McCartney e di firmare di conseguenza i pezzi del gruppo Bell-Chilton. E non era ovviamente solo un discorso di forma, perché proprio ai Beatles di Rubber Soul e Revolver così come ai Byrds, si ispiravano i due nella ricerca di armonie vocali. Questo loro debutto – chiamato semplicemente #1 Record – è un classico caso di scarsa abilità della casa discografica, la piccola Ardent e vendette pochissimo perché mal distribuito. Ebbe miglior sorte anni dopo quando fu ristampato, ed è considerato un album seminale da tanti gruppi: c’è chi dice che se non lo considerate tale è perché avete sentito prima i gruppi – fra cui i REM e Tom Petty – che ha chiaramente influenzato. Insomma: un disco assolutamente da scoprire!
Curiosità: prima di formare i Big Star, Alex Chilton era stato il cantante dei Box Tops. Non certo un gruppo passato alla storia, ma con un pezzo che arrivò al numero 1 delle classifiche americane e canadesi, oltre alla Top Ten di altri paesi: si trattava di The Letter del 1967, che ebbe anche una versione italiana con testo di Mogol interpretata dai Corvi.
La Rubrica 50 anni fa la musica
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