All’ospedale di Varese utilizzata la terapia focale per il trattamento del tumore alla prostata

Si tratta di una metodica indolore, che richiede una minima quantità di anestetico e permette un recupero più veloce. Ma non si può applicare in tutti i casi

equipe chirurgia urologia prof deho

«Grazie alla possibilità di preservare il tessuto sano circostante l’area affetta dal tumore, riusciamo ad agire esclusivamente nella zona colpita dalla malattia».  Introduce così l’importanza della terapia focale per il trattamento del tumore alla prostata, il Prof. Federico Dehò, Direttore dell’Urologia dell’Ospedale di Circolo, confermando il successo delle prime due procedure svoltesi a Varese. 

«Questa metodica, – spiega – che si propone come alternativa alla classica chirurgia di asportazione radicale della prostata, permette di ridurre in maniera significativa gli effetti collaterali noti di incontinenza e disfunzione erettile, difficilmente evitabili con la classica operazione chirurgica. Offre però anche molti altri vantaggi, tra i quali un rapido recupero post-operatorio ed una ridotta durata dell’intervento stesso. La terapia focale è assolutamente indolore: si ricorre ad un minimo di anestesia al solo scopo di mantenere il paziente fermo durante le fasi più delicate della procedura». 

«Purtroppo, si tratta di una metodica praticabile solo in particolari situazioni – precisa Deho – Il paziente ideale da candidare a tale trattamento deve infatti avere un tumore di dimensioni ridotte, ben individuabile e quindi facilmente aggredibile all’interno della prostata. Questo solitamente si traduce nella possibilità di poter sfruttare tale tecnica in meno del 20% dei tumori alla prostata che arrivano alla nostra osservazione». 

Nel dettaglio, le tecniche di terapia focale sfruttano l’introduzione di uno o due aghi che, grazie alla guida ecografica in corso di intervento, permettono di raggiungere e successivamente trattare in maniera selettiva, grazie all’azione di un fascio laser, le regioni colpite dalla malattia. Tutto ciò sfrutta i dati precedentemente ottenuti grazie alle tecniche di risonanza magnetica e di biopsia Fusion, introdotte con successo presso l’Ospedale di Circolo già da diversi anni. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Novembre 2022
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