Tra passato e presente: al Comi di Luino un “laboratorio dei ricordi del servizio militare”
Un laboratorio della memoria molto importante, in quanto aiuta a mantenere o migliorare le capacità cognitive degli ospiti, creando momenti di socializzazione e confronto

Per molti ospiti della Fondazione Mons. Comi il servizio militare è stato una pietra miliare nella loro vita perché in poco più di un anno li ha fatti passare da ragazzi di paese a uomini e cittadini consapevoli del loro ruolo e dei loro compiti.
Sono ricordi che non si possono dimenticare e proprio su questo si basa il lavoro del Laboratorio dei ricordi del servizio militare che è stato attivato al Mons. Comi da febbraio di quest’anno. Il Laboratorio è coordinato dall’educatrice Gabriela con il supporto di due volontari: Patrizia Rotta, attenta a scrivere le storie che vengono raccontate nel laboratorio e l’alpino Lorenzo Cordiglia detto “il Capitano”, per la sua capacità di coinvolgersi nelle storie che vengono raccontate, sfruttando la naturale propensione dell’anziano a rievocare il proprio passato.
Ad ogni incontro si rivivono da parte degli ospiti i momenti più toccanti di questo periodo della loro vita come l’arrivo della cartolina rosa del servizio militare e la paura di tutti per i tre giorni della visita di leva con la famigerata puntura al petto. Ma si raccontano anche aspetti piacevoli come le amicizie che si sono strette durante il servizio militare e che spesso si sono mantenute per tutta la vita, per non parlare delle uscite serali e delle prime avventure sentimentali con le ragazze. Non mancano poi i racconti degli “scherzi da caserma”, espressione della goliardia giovanile legata all’ambiente militare ma spesso anche divertenti. Ai racconti seguono poi attività per riprodurre nei disegni i simboli ed i momenti più significativi della loro esperienza di leva: un altro modo per rivivere per immagini i loro ricordi.
Ogni ricordo crea delle emozioni sia in chi racconta che in chi ascolta e molti ospiti nel raccontare la loro esperienza rivivono quel momento emozionandosi. «Spesso il laboratorio termina con il canto dell’Inno di Mameli: è emozionante vedere tutti gli ospiti che si mettono la mano destra sul petto a significare che la Patria è nel loro cuore e che le parole dell’inno sono per loro un valore inestimabile che unisce e dà loro forza e voglia di andare avanti» fanno sapere dalla struttura.
È quindi un esercizio che mette in collegamento passato e presente, incoraggia la socializzazione, aiuta la relazione con gli altri, restituisce un ruolo sociale, rafforza identità ed autostima, aiuta a riconsiderare la propria vita e spesso crea anche momenti di gioia e grande senso di comunità. Gli ospiti sono molto contenti di questa esperienza e la vivono con il cappello militare in testa che li fa sentire ancora più immedesimati nel ruolo che hanno vissuto.
I laboratori della memoria sono un’attività importante nelle RSA, in quanto aiutano a mantenere o migliorare le capacità cognitive degli ospiti, creando momenti di socializzazione e confronto e cercando di farli sentire ancora protagonisti in un altro momento della loro vita.
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