Il presepe di Rino a Sumirago, che racconta una vita intera
A volte, a guardarle da vicino, certe piccole opere raccontano molto di più di quel che si vede. Come nel caso del presepe realizzato in sei anni di lavoro
A volte, a guardarli da vicino, certi oggetti raccontano molto di più di quel che si vede al primo sguardo.
Il signor Rino Fasan ci ha accolto nella sua casa di Sumirago per mostrare il grande presepe che ha realizzato in sei anni di lavoro: un’opera di grandi dimensioni e con tanti personaggi diversi, che racconta un po’ una vita intera.
«Vede, questo potrei essere io, che andavo al lavatoio e aiutavo mia mamma a trainare la carriola con i panni», ci dice mentre indica la statuina di un bambino. Il cognome tradisce origini venete, dalla pianura vicino a Padova, «ma io sono nato qui vicino, a Menzago».
«Ho iniziato a dodici anni a fare il falegname. Poi sono passato alla meccanica, a far ingranaggi per una vita. Ma la passione per il legno mi è sempre rimasta».
In legno sono le statuine del presepe, dalla particolare foggia, simpatica e caratteristica, vagamente nordica. In legno sono le strutture delle case del presepe, con i muri realizzati in gesso, in legno sono tanti particolari degli interni e soprattutto delle “scene” dei personaggi di un mondo antico, scomparso, anche se da un certo punto di vista non sembra poi così lontano.
Ci sono l’arrotino, lo zoccolaio, la fabbricante di burro, il falegname e ancora «il cadregatt, il magnan che aggiustava le pentole: erano i mestieri di una volta, gli artigiani che passavano una volta al mese per i paesi per fare lavori» racconta ancora il signor Rino, rievocando il passaggio di quei lavoratori itineranti per i paesini sulle colline tra Gallarate e Varese.
Il presepe è stato realizzato tra il 2015 e il 2021, anche se non è l’unico che il signor Rino ha realizzato con le sue mani. «È stato esposto a Gallarate, ad Albizzate, anche adesso vengono a vederlo qui a casa mia. Quest’anno partecipo anche al concorso dei presepi della comunità pastorale».
Mostra tutti gli ambienti ricreati, quello della camera da letto d’altri tempi (con lo “scaldino” con le braci, prima che ci fossero i termosifoni), il mulino, il forno, la casera del formaggio, il lavatoio. E ancora nelle vie del villaggio del presepe ci sono poi lo zampognaro e i suonatori, intorno alla casa che ospita la Natività, come si conviene ad ogni presepe. In alto veglia la chiesa, con l’orologio che indica sempre l’ora esatta.
Un piccolo mondo nato da mani esperte dell’arte del legno.
Tra le case del villaggio del presepe c’è la bottega di un artigiano che sembra un falegname, ma in realtà è qualcosa di più preciso: è il laboratorio di un liutaio.
«Sa, tra le altre cose ho realizzato anche un violino, io non lo so suonare ma mi dicono che suona bene». Ce lo mostri, signor Rino, non abbia timore.
Il violino è in una teca, in casa. «L’ho fatto con un legno un po’ povero, qui c’era un nodino del legno – dice indicando un angolo della cassa – e ho dovuto mettere un pezzo di legno in più».
Nella cassa bombata e laccata appare solo come una piccola imperfezione. Ma si sa che la vita non è perfetta e chissà perché a noi questa irregolarità piace.
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