La barchetta di San Giovanni o di San Pietro, che ci porta in un altro tempo
Ma in quale data si fa “la barca” con l’albume? Cesarina Briante ci racconta le origini, per arrivare alla risposta
La tradizionale barchetta composta da un albume d’uovo immerso nell’acqua ed esposto alla rugiada del mese di giugno ha scatenato un po’ di polemiche… il rito in sè è molto amato, riporta a un tempo lontano fatto di gesti semplici e quotidiani, a una dimensione magica che non ha ombre, che regala un attimo di tempo sospeso nella frenesia quotidiana, ma il tema tanto dibattuto riguarda la data.
La barchetta va fatta a San Giovanni o San Pietro?
“In fondo il pescatore era San Pietro” sostengono alcuni,“ e si è sempre fatta nella notte fra il 28 e il 29 giugno”. “La notte magica è a San Giovanni” ribattono altri… e il dubbio rimane!
Questa antica tradizione precristiana si inserisce tra i tanti rituali su cui i contadini facevano riferimento per ottenere responsi riguardo l’andamento climatico.
Gli inizi di maggio, venivano considerati come l’inizio del “tempo caldo”, della bella stagione per eccellenza; il Calendimaggio dava inizio ai festeggiamenti estivi, perciò il Solstizio estivo è stato definito, “mezza estate”, poiché scandisce il tempo in cui le ore di luce cominciano a decrescere.
Uno dei problemi di questo periodo era, per i nostri avi, la siccità, per questo motivo svolgevano riti propiziatori che avevano lo scopo di attirare le piogge e scongiurare, comunque, il pericolo della grandine.
Tra le tante usanze vi era quella di nascondere nelle fonti o ai lavatoi di tre angoli della città alcuni oggetti in uso per i lavori agricoli ad esempio la zappa o l’aratro, così che la siccità, venisse mitigata da benefiche piogge. Il lato rimasto libero era come una porta che permetteva alle piogge benefiche il passaggio, un invito al bene e alla fortuna.
In tempi antichi molte località del Nord-Italia, sono state occupate dai Celti, i quali non hanno lasciato molte tracce scritte riguardo i loro usi e costumi, tuttavia molte informazioni ci sono state tramandate dai Romani e dai molti e interessanti oggetti rinvenuti che hanno permesso agli storici di ricostruire parte della cultura e del modus vivendi di questi popoli.
Studi e interpretazioni sul loro metodo di calcolare il tempo sono stati possibili anche grazie al calendario di Coligny rinvenuto nella regione dell’Ain, nel sud della Francia. Il calendario è diviso in 12 mesi più un tempo sospeso che si collocava a quello che segnava la fine e l’inizio dell’anno, e che attualmente coincide con la festa di Ognissanti.
Le celebrazioni in occasione dei cambi stagionali avevano una durata di 12 notti o comunque non si limitavano a un tempo ristretto. Anche riguardo il periodo del solstizio, in tempi moderni, le tradizioni ancora in uso sono molteplici e si protraggono fino a fine mese in coincidenza con la festa dei Santi Pietro e Paolo.
Le festività dedicate ai santi sono state collocate in questo momento dell’anno in quelle epoche di passaggio tra paganesimo e cristianesimo e hanno inglobato le antiche feste e usanze dedicate agli dei.
Un momento di passaggio
Queste figure del cristianesimo sostituiscono per molti versi, l’immagine di Giano, il dio italico dei passaggi, delle porte, di tutto ciò che è inizio e fine. Il Dio ha due volti e infatti San Giovanni Battista, il santo che piange, si festeggia in coincidenza del solstizio estivo e San Giovanni evangelista, il santo che ride, in coincidenza con l’inizio dell’inverno.
Tra le usanze di questo tempo oltre alla barchetta d’uovo, è presente anche quella definita come “l’acqua di San Giovanni”. Quest’acqua si ottiene da foglie e boccioli immersi in una bacinella poi esposta alla rugiada della notte. L’acqua così preparata veniva usata anche a Calendimaggio, il tempo che segnava l’inizio della stagione calda.
I falò: i giovani saltavano i fuochi accompagnati da canti propiziatori dedicati agli arbusti e alle coltivazioni. Un salto che scavalcava il fuoco indicava che i covoni e le piante sarebbero cresciute alte e rigogliose. Questi riti si ritenevano particolarmente potenti in relazione alle piante che venivano usate per la produzione di fibre quali la canapa o lino.
In questo periodo avveniva anche l’iniziazione all’uso del pendolino: si legava un anello ad un filo, si immergeva in acqua e una volta sollevato si ponevano domande. Dalle sue oscillazioni si capiva se la risposta era un si o un no. Dopo questa iniziazione, che veniva svolta per tutto il tempo del solstizio (fino a fine mese), si poteva esercitare questa forma di divinazione tutto l’anno. A volte le fanciulle mettevano la chiave di casa nella toppa e la lasciavano sospesa, secondo come lo scatto ottenevano una risposta positiva o negativa
Cos’è la “barchetta”?
La barchetta è forse la più famosa tra le tradizioni di mezza estate, assieme a quella dell’acqua “fiorita”. L’effetto è dato dalla coagulazione dell’albume d’uovo in relazione allo sbalzo climatico tra il caldo del giorno e l’umidità e la frescura della notte. Per questo motivo non segue una datazione precisa, è applicabile a tutto il tempo solstiziale. Ogni luogo e ogni famiglia ha, in fondo, le sue abitudini.
Non conosciamo quando questo metodo ha preso forma, ne conosciamo alla perfezione le sue origini, sappiamo che i contadini lo usavano per avere previsioni riguardo al tempo e al clima.
Ognuno dunque continui secondo le tradizioni che gli sono state tramandate, senza temere alcun errore di data… questi antichi riti hanno il potere di farci vivere un attimo di sogno, un po’ di nostalgia del passato, ed è racchiusa tra queste emozioni la loro più potente magia.
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