Un sommozzatore di Varese a “caccia” di anfore nel mare di Albenga
Calogero Rinaldo, presidente Sommozzatori Protezione Civile Varese Sub OdV, ha coordinato le operazioni della prima esercitazione a livello nazionale di un gruppo di sommozzatori affiliati a “Proteggere Insieme”
Ad Albenga prima esercitazione a livello nazionale di un gruppo di sommozzatori affiliati a “Proteggere Insieme”.
Un evento che ha coinvolto diversi enti e realtà di più territori: i carabinieri, la Polizia locale, la Capitaneria di porto, l’amministrazione comunale di Albenga, il Ministero dei beni culturali Servizio tecnico di archeologia subacquea (dott. Simon Luca Trigona), l’istituto internazionale di studi liguri (dott.ssa Daniela Gandolfi), il consigliere delegato per la valorizzazione dell’Isola Gallinara, progetto Bruxelles/Liguria (Avv. Giorgio Cangiano), la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona, la dott.ssa Marta Conventi, PhD Funzionario archeologo responsabile Area Funzionale II Patrimonio archeologico. Tutti coordinati da Calogero Rinaldo, presidente Sommozzatori Protezione Civile Varese Sub OdV.
«La storia ebbe inizio anni fa, ma poi il Covid congelò tutto ma non certo l’entusiasmo per realizzare questo progetto in cui hanno creduto sin dall’inizio il presidente di Proteggere Insieme Roberto Cerrato e me – spiega Calogero Rinaldo -. L’esercitazione si è svolta sull’isola Gallinara sul relitto romano denominato Albenga A con base operativa presso il “Marina Diving” di Loano e diretto da Corrado Ambrosi. Durante il 2024 si è costruita l’organizzazione per realizzare questa prima esercitazione avvalendosi nella logistica del prezioso aiuto di Elio Rancoita. Si sono svolti incontri con il sindaco di Albenga, preparato documenti esercitativi, autorizzazioni e quant’altro utili alla buona riuscita dell’esercitazione, che per i tempi necessari ad operare alla profondità richiesta è piuttosto impegnativa e richiede l’uso di miscele nitrox (arricchite di ossigeno)».
«Lo scopo dell’esercitazione è quello di verificare lo stato dell’arte ed eseguire la “manutenzione” su questo tesoro subacqueo, quindi tutelare l’ambiente sottomarino e le anfore sommerse. Il relitto denominato “Albenga A” è una nave oneraria della fine del 2^ secolo A.C.. A tutt’oggi rappresenta il più grande relitto conosciuto con presenza di anfore, il cui carico è stimato intorno alle 10 mila unità (stazza netta superiore alle 50 tonnellate) – prosegue Rinaldo -. 18 i sommozzatori affiliati a Proteggere Insieme e specializzati nei vari compiti, dalla segreteria, al controllo sanitario, all’assistenza in acqua alle riprese subacquee, oltre naturalmente a tutte le figure istituzionali».
«Tutte le anfore sono ad una profondità di 42 metri in zona proibita alla navigazione, abbiamo lavorato per il sopralluogo per 30 minuti e poi fatti 25 minuti di decompressione, tutti abbiamo usato bombole da 18 litri caricati a 250 bar e con miscela nitrox 28 – spiega Rinaldo -. Sono state recuperate nel corso degli anni e portate al museo archeologico di Albenga 2000 anfore ed altre 2000 sono ancora in fondo al mare».
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