Domenichino Zamberletti ha un profilo Facebook: cerca sui social testimoni della sua santità
A realizzare la pagina è un'anonima persona che sta cercando materiali per la sua beatificazione: il "santo ragazzino" che riposa al Sacro Monte è spesso oggetto di richieste di intercessione
E’ un “santo” bambino, morto nel 1950 ma ancora ora la sua tomba al sacro Monte è meta di pellegrinaggio per ottenere una grazia, anche se non ha ancora nemmeno ottenuto lo status di beato, il primo passo per diventare santo per davvero.
Così, Domenichino Zamberletti approda su Facebook con una pagina profilo a suo nome, realizzato da un anonimo che evidentemente vuole vederlo beatificato, visto il grande seguito che ancora raccoglie: non si è mai bloccato infatti il flusso di grazie arrivate da lui, grazie che hanno del miracoloso e ottenute per sua intercessione.
Nel profilo si cercano materiali per produrre le prove della santità di Domenichino: «Come avrete capito, sto cercando di richiamare alla memoria, la vita di Domenichino per riprendere il suo percorso verso la beatificazione – spiega l’amministratore della pagina in un post che presenta la pagina in Oggi nel Varesotto – Sono in contatto con sacerdoti che se ne occupano e mi sto attivando per promuovere iniziative o qualcosa di simile, per rendere il giusto omaggio a questo ragazzino, ritenuto, dopo la sua morte, un santo».
Per questo: «Chi lo ha conosciuto direttamente o per mezzo di altre persone a cui hanno raccontato alcune vicende della sua vita, o che hanno ricevuto delle grazie o conosce persone che le hanno ricevute, mi contatti in facebook, scrivendomi in privato, oppure via email a: teologo76@yahoo.it. Il vostro aiuto è moto prezioso e non abbiate timore nello scrivermi».
In uno dei post pubblicati, sul profilo si scrive: «Il Sacro Monte è la terra che ospita tre futuri santi e che ha ricevuto visite di santi. Qui nacquero: Domenichino Zamberletti e suo Fratello Giuseppe, fondatore della protezione civile moderna e onorevole ministro della Repubblica; ospita, all’interno del santuario, le beate Giuliana e Caterina; sono passati a far visita san Paolo VI, San Giovanni Paolo II, San Josè Maria Escriva De Balaguer fondatore dell’ Opus Dei. Terra di santi, di devozione mariana e patrimonio dell’ UNESCO. Nel 2025, per volontà del nostro arcivescovo, Sacro Monte diventerà chiesa giubilare in occasione del Giubileo “spes non confundit”, ossia “la speranza non delude”».
Va sottolineato però, che non basta aprire una pagina facebook – per di più anonima – per poter sperare nella beatificazione, che è un atto molto più complesso e non certo lasciato alla vaghezza dei social. Per chi volesse saperne di più, questo è un link interessante: la pagina di Chiesadimilano.it su “come si diventa beati”.
BREVE STORIA DELLA VITA DI DOMENICHINO
Domenichino è nato il 24 agosto 1936 nella famiglia dei gestori dell’allora albergo Camponovo al Sacro Monte: è l’ultimo dei tre fratelli della famiglia, il maggiore dei quali è Giuseppe, colui che diventerà l’inventore della protezione civile e ministro della repubblica, e che ora riposa accanto a lui. All’attività di famiglia Domenichino preferisce di gran lunga il vicinissimo santuario, di cui già a sei anni diventa chierichetto affezionato e, a nove anni appena, addirittura organista-titolare.
Oltre ad accompagnare all’organo le messe solenni, Domenichino a neppure dodici anni si rivela anche compositore di una messa a una voce e di numerose pastorali natalizie. Poi, vincitore del Premio-Roma messo in palio nella gara catechistica, vedendo in piazza San Pietro tanti sacerdoti intenti alle confessioni dei ragazzi, si sente nascere dentro la voglia di essere prete.
Intanto va a scuola dai Salesiani a Varese e lì si innamora di don Bosco e soprattutto di Domenico Savio, al quale si sente legato non solo dal nome, ma anche dal desiderio di raggiungere in fretta la santità. A gennaio 1949 si manifestano i sintomi di una strana malattia, caratterizzata da febbre alta, vomito e dolori articolari, che i medici per un anno non riescono a diagnosticare: soltanto nel successivo mese di dicembre, infatti, alla Columbus di Milano riescono ad individuare una rara forma leucemica, all’epoca inguaribile, malgrado ogni tentativo di cura, anche dolorosa, cui viene sottoposto e nonostante il suo prepotente desiderio di star bene “per diventare sacerdote”. Chiude per sempre i suoi occhi il 29 maggio 1950, annunciando con gioia che la Madonna gli sta venendo incontro, mentre da meno di tre mesi il “suo” Domenico Savio è stato dichiarato beato.
(Fonte principale della bio: SantieBeati, Carlo Acutis.it)
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