La ditta appaltatrice punta il dito contro il Comune di Busto Arsizio: “L’ex Borri è saltato per errori loro”
La Neocos di Borgomanero attacca l'amministrazione e l'ufficio tecnico dopo la rescissione del contratto per la rigenerazione dell'ex calzaturificio: "Gravi irregolarità procedurali"
Il progetto di recupero dell’ex calzaturificio Borri? «È saltato per ragioni che appaiono legate ad errori nella programmazione economica dell’opera e di quelle ad essa collegata, con ricadute destinate ad impattare anche sull’adiacente intervento di Housing Sociale».
La vicenda della risoluzione del contratto con la ditta appaltatrice (la Neocos di Borgomanero), con conseguente rinuncia a parte dei fondi Pnrr da parte dell’amministrazione comunale, finisce a carte bollate con l’amministrazione comunale.
L’impresa, infatti, ha contestato la legittimità della decisione di recedere dal contratto. Nell’ambito dei lavori sarebbero stati riscontrati «gravi irregolarità procedurali precedenti alla rescissione – inclusa la mancata acquisizione di pareri obbligatori – e l’infondatezza, nel merito, delle contestazioni mosse all’Appaltatore, che originano unicamente dall’avere evidenziato le incongruenze tra lo stato di fatto e il progetto di fattibilità tecnico economica dell’opera posto a base di gara».
La società piemontese punta il dito contro l’ufficio tecnico del comune: «E’ del tutto evidente che il progetto di fattibilità è stato promosso e approvato dal medesimo Ufficio Tecnico del Comune che ha dato corso al procedimento per la risoluzione in assenza dei relativi presupposti».
Dall’impresa fanno sapere che non mancheranno di «tutelare le proprie ragioni nelle sedi competenti, duole dover constatare che, ad oggi, giace inascoltato l’invito rivolto all’Amministrazione a rivedere le proprie determinazioni e ad aprire un confronto che potrebbe consentire – nel rispetto della normativa vigente e dei tempi imposti dal PNRR – di dare esecuzione all’intervento, nel migliore interesse della cittadinanza».
L’amministrazione comunale, invece, aveva motivato la scelta di recedere sostenendo che non vi fossero più i tempi tecnici per portare a termine il cantiere entro marzo 2026, addebitando alla ditta piemontese le cause dei ritardi.
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