Donne al potere se vanno oltre l’identità di genere
La rielezione con largo scarto di Donald Trump ha sorpreso il mondo intero e ha riacceso il dibattito su cosa renda un leader capace di unire, ispirare e vincere
L’inattesa rielezione con largo scarto di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti ha sorpreso il mondo intero e ha riacceso il dibattito su cosa renda un leader capace di unire, ispirare e vincere. Al centro di questa riflessione c’è anche una domanda fondamentale: cosa può rendere una donna leader altrettanto capace di conquistare un elettorato ampio e variegato? Gli esiti elettorali, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa, offrono spunti interessanti sul modo in cui i leader — e in particolare le leader femminili — possono rispondere alle aspettative di un vasto pubblico di elettori.
In Europa, l’esempio di Angela Merkel in Germania e, più recentemente, quello di Giorgia Meloni in Italia, mostrano due modelli di successo di leadership femminile che, pur con stili e obiettivi diversi, hanno saputo ottenere un ampio consenso. Da una parte, Merkel ha guidato la Germania per 16 anni grazie a un approccio pragmatico e neutrale, focalizzato sui temi economici e sociali, senza enfatizzare il proprio ruolo di “prima cancelliera donna”. Dall’altra, Giorgia Meloni ha conquistato il governo in un paese conservatore come l’Italia, puntando su valori nazionalisti e tradizionali, e presentando sé stessa come una figura di riferimento per tutta la popolazione, non solo per le donne.
Entrambe hanno adottato una strategia che trascende le differenze di genere, ponendosi come leader che parlano a tutti i cittadini e non solo a una parte della popolazione. Merkel e Meloni sono state in grado di attrarre un elettorato vasto e trasversale, composto sia da uomini che da donne, evitando di enfatizzare il proprio genere come elemento distintivo della propria identità politica.
Dall’altra parte dell’oceano, il percorso di Hillary Clinton nel 2016 e di Kamala Harris nel 2024 ci racconta una storia diversa. Entrambe hanno affrontato difficoltà nel conquistare il consenso degli elettori, specialmente dei giovani uomini, poiché i loro programmi e i messaggi di campagna sono stati percepiti da alcuni come eccessivamente focalizzati su temi di genere e progressisti. La loro campagna non è riuscita a includere appieno i temi che stanno a cuore a una parte rilevante della popolazione maschile, come la salute mentale, la stabilità lavorativa e il supporto a percorsi formativi non accademici.
Richard Reeves, presidente dell’American Institute for Boys and Men, ha recentemente sottolineato come l’elettorato maschile, in particolare quello giovane, sia spesso stato trascurato nelle narrazioni politiche dei Democratici, i quali si sono concentrati maggiormente sui diritti delle donne e su altre tematiche legate all’uguaglianza di genere. Questo approccio, pur importante per il progresso sociale, ha rischiato di alienare una parte degli elettori, creando una percezione di disinteresse verso i problemi specifici dei giovani uomini.
In contrapposizione, la campagna di Trump è riuscita a intercettare queste frustrazioni e a posizionarsi come il partito che “ascolta” e “accoglie” uomini e donne in difficoltà, indipendentemente dal loro genere. Attraverso canali alternativi di comunicazione come podcast e social media, Trump ha saputo umanizzare la propria figura e intercettare una parte dell’elettorato giovane, facendosi percepire come un leader capace di comprendere le sfide di chi si sente trascurato.
L’analisi dei recenti risultati elettorali ci spinge quindi a una riflessione più ampia sui temi legati alla parità di genere e all’inclusività politica. Promuovere i diritti delle donne è fondamentale, ma spingere il discorso di genere al punto da creare una percezione di “guerra dei sessi” può rivelarsi controproducente. La strada per una società realmente inclusiva passa da politiche che parlino a uomini e donne, riconoscendo le difficoltà di ciascuno e lavorando per migliorare le condizioni di General vita di tutti. Per costruire una società equa e inclusiva, è essenziale che i leader sappiano rivolgersi all’intera popolazione, senza polarizzare il discorso. Una politica che isola un gruppo a favore di un altro rischia di creare divisioni e malcontento. Superare le contrapposizioni non riguarda solo il genere, ma anche le fratture intergenerazionali tra giovani e pensionati, tra lavoratori pubblici e privati, tra dipendenti e partite IVA. Lavorare insieme per una società più giusta significa evitare di esacerbare queste differenze e concentrarsi, invece, su ciò che unisce tutti noi come esseri umani: il desiderio di una vita dignitosa, di sicurezza e di opportunità.
Solo così potremo costruire un futuro fondato sulla cooperazione e sul rispetto reciproco, valori fondamentali per il progresso di tutti. “Chi viene eletto principe col favore popolare deve conservare il popolo come amico”, Niccolò Machiavelli.
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