Il regime di Bashar al-Assad in Siria è crollato. Dopo ventiquattro anni di governo – iniziato nel 2000 con la successione al padre Hafez al-Assad – la storica fuga del presidente ha sancito la fine di un’era segnata da brutalità, repressione e conflitti.
La sua fuga per ora non ha una destinazione certa, diverse fonti suggeriscono diverse possibili destinazioni. Potrebbe trovarsi a Mosca sotto la protezione di Vladimir Putin, a Teheran con l’appoggio degli alleati iraniani, o in volo verso Doha. I ribelli siriani hanno annunciato su Telegram: «Assad è scappato, la Siria è libera». Immagini della residenza presidenziale occupata dai ribelli hanno rapidamente fatto il giro del mondo.
Secondo fonti israeliane e statunitensi, Assad avrebbe lasciato Damasco verso mezzanotte, dirigendosi verso una base russa in Siria con l’intenzione di proseguire per Mosca. Anche Donald Trump ha dichiarato sulla sua piattaforma Truth che «Assad è fuggito e la Russia non lo proteggerà più», anche perchè l’impressione è che la Russia sembra aver ridotto il proprio impegno in Siria, probabilmente perchè indebolita dal conflitto in Ucraina.
Mentre la situazione si evolve, le statue degli al-Assad sono abbattute nelle strade, simbolo del declino della dinastia. La fuga di Bashar, al potere dal 2000, evidenzia l’isolamento crescente del regime. L’ultima apparizione pubblica del presidente risale a una settimana fa, quando incontrò il ministro degli Esteri iraniano a Damasco. Anche la sorte della first lady, Asma al-Assad, è incerta. Accusata di gestire gli interessi economici della famiglia e colpita da sanzioni internazionali, potrebbe aver lasciato il Paese con i figli. Voci non confermate suggeriscono la sua presenza a Teheran.
La caduta di Assad rappresenta un terremoto geopolitico. Mosca e Teheran hanno perso un alleato strategico nel cuore del Medio Oriente. La Russia potrebbe utilizzare la situazione come merce di scambio nei negoziati sull’Ucraina. Intanto, gli Stati Uniti, la Turchia e altre potenze regionali osservano attentamente gli sviluppi. Nel caos della transizione, il gruppo ribelle Hayat Tahrir al-Sham (HTS) emerge come una forza dominante. La possibilità di una transizione democratica si scontra con la realtà delle divisioni interne e degli interessi delle potenze straniere.
Dopo oltre tredici anni di guerra civile, milioni di rifugiati e devastazione diffusa, la Siria si trova a un bivio storico: tra la speranza di un nuovo inizio e il rischio di ulteriori conflitti e instabilità.
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