Beko giù le mani da Cassinetta. La protesta contro i tagli della multinazionale turca
Sciopero sull'intero turno di lavoro. I lavoratori chiedono un piano industriale serio. Il sindacato: "Senza investimenti, la discussione non parte nemmeno"
Glielo hanno scritto anche in turco. Lo striscione sul palco riportava la scritta “Cassinetta Birak” , ovvero “Giù le mani da Cassinetta”, accanto a un grande frigorifero, simbolo dei tagli previsti dalla Beko in provincia di Varese. Sotto il palco alla portineria principale dello stabilimento di Biandronno erano almeno 500 i lavoratori che hanno partecipato al presidio per lo sciopero per l’intero turno di lavoro indetto da Fiom, Fim e Uilm.
Sul palco, insieme alla rsu dello stabilimento di Cassinetta di Biandronno, è intervenuta Barbara Tibaldi, della segreteria nazionale dei metalmeccanici della Cgil. Dopo l’incontro del giorno precedente al Mimit, Fiom, Fim e Uilm hanno ribadito la richiesta di un piano industriale serio, con investimenti concreti e senza chiusure.
«Ieri, a quell’incontro, c’erano tutti» , ha ricordato Barbara Tibaldi. «C’erano i sindaci, tutte le regioni coinvolte, il Governo con il suo ministro, più di cento persone. Tutti hanno detto una cosa soltanto, e per quanto riguarda la posizione del sindacato, la traduco così: prendetevi quel piano industriale e riportatovelo a casa. Se vieni a questo tavolo, devi portare un piano serio che parla di investimenti, di futuro e di lavoro. Senza questa condizione, la discussione non inizia nemmeno» .
Secondo Tibaldi, tutta la politica, a qualsiasi livello, si è detta d’accordo con la posizione ferma del sindacato dei metalmeccanici. «C’è una differenza tra noi e loro» , ha proseguito la sindacalista. «Noi possiamo fare sciopero, occupare le fabbriche, procedere uniti. E se Governo e regioni si dicono d’accordo con la nostra linea, vorrei sapere cosa fanno. Ognuno deve fare la propria parte. Ieri il Governo ha detto all’azienda che, se ci sarà un nuovo piano industriale, ci sono risorse da mettere per farli investire, non per farli andare via. La lezione dell’auto l’abbiamo capita: i soldi alle aziende si danno se saranno garantiti tutti i posti di lavoro» .
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