I crolli Openjobmetis visti dal mental coach: “Giocatori condizionati dagli errori precedenti”
Intervista a Fabio Fossati, ex giocatore e tecnico, campione d'Italia nel femminile, alla Virtus con Scariolo: "Serve pensare sempre all'azione successiva. Purtroppo la nostra figura è poco utilizzata"

Dall’inizio del campionato, in almeno otto occasioni, la Pallacanestro Varese è andata incontro a veri e propri crolli nel terzo periodo. In qualche caso la Openjobmetis ha dilapidato vantaggi consistenti, altre volte invece ha perso contatto con gli avversari dopo essere restata in scia per mezza partita. Un problema tanto grave quanto evidente che la squadra di Mandole (Pistoia docet) non è ancora stata in grado di risolvere.
Tra i molti commenti che si sono letti dopo la disfatta in Toscana ci sono quelli che invocano l’operato di un mental coach, una figura che a livello sportivo è sempre più frequente ma che non è parte dello staff della Pallacanestro Varese (né di molte altre formazioni della LBA). Per parlare di questa tematica abbiamo raggiunto Fabio Fossati, ex giocatore di Serie A, allenatore di alto livello sia al maschile sia al femminile (tre scudetti con Comense e Schio) che da oltre dieci anni ha intrapreso proprio la strada del mental coaching (anche se lui non ama questa definizione).
Con questo ruolo ha lavorato negli anni scorsi alla Virtus Bologna, affiancando Sergio Scariolo e vincendo la Eurocup con le Vu Nere. «Una grande esperienza, anche se temo sia stata isolata – spiega Fossati – tanto che oggi non so se ci sono squadre di Serie A che si affidano a una figura come la mia. Per quanto riguarda Varese non posso entrare nello specifico, perché vedo le cose da esterno, ma credo sia importante tratteggiare il ruolo del mental coach per far capire quello che possiamo dare».
Quel che Fossati sottolinea è anzitutto la necessità di superare l’errore, da parte dei giocatori. «Faccio una premessa: se io da cestista avessi avuto accanto un mental coach sarei stato il primo a evitare tanti errori e a capire come migliorare determinate situazioni. A me sembra che i giocatori di Varese, quando iniziano una serie negativa, sono condizionati da quanto è avvenuto nelle partite precedenti perché non dimenticano l’accaduto. Invece la cosa da fare sarebbe proprio quelle di mettere da parte il passato e concentrarsi su come giocare al meglio il possesso successivo. Invece il passato ritorna sempre e i giocatori, in modo inconsapevole, ripensano all’accaduto invece di guardare avanti. Inoltre chi sta in campo, dopo un errore, di solito vuole dimostrare di avere altre qualità e quindi tende a dare qualcosa in più, però – come si suol dire – errore chiama errore».

«Naturalmente – prosegue Fossati – chi è dentro alla squadra in questi casi deve fare anche delle considerazioni dal punto di vista tecnico e non solo da quello mentale, un compito che in questo caso non è il mio. Però credo che un mental coach in grado di dialogare e collaborare con un rapporto sereno con il capo allenatore possa contribuire a migliorare le cose».
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Anche dal punto di vista della salute. «Gli infortuni da contatto non si possono prevedere o evitare, ma tutte quelle problematiche legate a stiramenti, torcicolli, contratture possono derivare da situazioni di stress e pressione. Alla Virtus lavoravo con i giocatori con brevi sedute da 8′-10′, soprattutto al rientro dalle trasferte, in cui praticavo la mindfulness con esercizi di respirazione. Poi c’era un ottimo staff medico e fisioterapico e quell’anno siamo stati la squadra con meno infortunati di tutta la coppa. Ma è chiaro che per svolgere questo servizio bisogna avere un forte rapporto di fiducia con l’head coach: io ho avuto la fortuna di lavorare con Scariolo che conoscevo da anni. Talvolta ho la sensazione che in Serie A gli allenatori non amino avere accanto una figura come la nostra, si sentono quasi scavalcati. E invece parlare ai giocatori da due punti di vista differenti ma concordi, può essere un modo per farsi capire meglio».
Fossati cita infine un grande allenatore (anche varesino) del passato per spiegare come e dove i cestisti di oggi possono migliorare. «Con i miei compagni di quando giocavo in Serie A, talvolta, ci diciamo che con l’atletismo che c’è oggi non avremmo superato la metà campo. La componente fisica ormai fa parte del basket, quindi servono altre aree da sviluppare per creare i campioni del futuro. E già diversi anni fa Sandro Gamba mi parlò di due strade: la nutrizione sempre più accurata e l’allenamento mentale. Ecco: io credo che le squadre di Serie A debbano sempre più pensare a questi due aspetti per entrare nel futuro».
I CROLLI NEL TERZO PERIODO
1a giornata, Brescia: da -5 a -18 (-13)
2a giornata, Tortona: da +9 a -9 (-18)
3a giornata, Trento: da +8 a -7 (-15)
10a giornata, Cremona: da -3 a -18 (-15)
12a giornata, Reggio E.: da -7 a -14 (-7)
13a giornata, Napoli: da +10 a 0 (-10)
15a giornata, Treviso: da +13 a +1 (-12)
16a giornata, Pistoia: da +14 a -8 (-22)
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