Il prog USA da noi non incontrava, ma questi Pavlov’s Dog non erano male

Uno strano gruppo con un cantante inconfondibile.

50 anni fa la musica

Mentre il prog inglese in Italia aveva un seguito notevolissimo, anche superiore a quello in patria – il caso dei Genesis e dei Van Der Graaf è esemplare – non altrettanto si può dire del prog americano.

Band come gli Styx, i Kansas o i canadesi Rush erano osannati oltreoceano ma qui da noi non se li filava praticamente nessuno: secondo me come qualità c’era un abisso, ma non vorrei entrare troppo nell’ambito dei gusti personali. Ricordo invece che un certo interesse, almeno dalle mie parti, lo suscitò questo gruppo di St. Louis: i Pavlov’s Dog. Prodotti da due membri dei Blue Oyster Cult (anche loro non delle celebrità da noi), erano un gruppo caratterizzato dalla voce personalissima ed inusuale del cantante David Surkamp, che interpretava pezzi dove era facile ritrovare le influenze del prog inglese, direi Genesis e Jethro Tull su tutti.

Questo primo loro disco fu oggetto di una vicenda forse unica per l’industria discografica: la ABC mollò subito il loro contratto alla Columbia che stampò anch’essa il disco, che si trovava in due etichette nei negozi! Incisero un secondo disco, con ospiti come Bruford e McKay, e poi si sciolsero.

P.s.: Siegfried Carver, il violinista del gruppo in questo disco, si chiamava in realtà Richard Nadler. Abbandonato il gruppo, e fino alla sua morte nel 2009, ebbe un importante ruolo di consulenza al partito repubblicano, in particolare alla presidenza Bush, come economista. Sviluppò interessanti teorie sulla “classe degli investitori” in USA.

La rubrica 50 anni fa musica 

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Pubblicato il 06 Febbraio 2025
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