Frontalieri e “tassa sulla salute”: ventuno mesi di stallo
Tutte le sigle sindacali unite contro il prelievo fiscale sui “vecchi” frontalieri italiani in Svizzera. Dubbi di legittimità, risorse già disponibili e un tavolo interministeriale che deve ancora decollare

«Ad oltre un anno e mezzo dall’entrata in vigore della tassa sulla salute posta a carico dei “vecchi” frontalieri italiani in Svizzera, le Regioni di confine italo-svizzero non hanno proceduto alla definizione delle modalità attuative che ne possano consentire l’applicazione».
Inizia così la nota stampa congiunta di tutte le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Unia, Ocst, Syna, Vpod, Syndicom) su un tema che è diventato dirimente nella vita dei lavoratori che ogni giorno varcano la frontiera tra Italia e Svizzera, di cui oltre ventimila residenti in provincia di Varese.
«Le ragioni sono a noi chiare fin dalla prima ora – scrivono le organizzazioni sindacali -. Il nuovo ingiustificato balzello reintroduce la doppia tassazione ai frontalieri che in virtù della clausola di salvaguardia devono continuare ad essere imposti fiscalmente solo in Svizzera, generando poi gettito attraverso i ristorni fiscali, una circostanza che conferma gli indizi di incostituzionalità della legge che siamo determinati a verificare alla prima eventuale applicazione; il reddito imponibile per applicare l’imposta non è disponibile e la Confederazione Elvetica, correttamente, non ha ceduto alle numerose, irrituali richieste italiane dei mesi scorsi di violare il trattato (che prevede lo scambio d’informazioni solo per i “nuovi” frontalieri); la dimensione del prelievo fiscale non può rappresentare, per dimensioni e modalità, un deterrente a migrare in Svizzera per il personale sanitario italiano». Secondo i sindacati di categoria, i dubbi sollevati non solo sono diventati patrimonio comune anche di parti consistenti della politica regionale, ma alla contrarietà espressa dal Piemonte, al silenzio emblematico di Valle D’Aosta ed Alto Adige, si è aggiunta una serie di distinguo anche nella maggioranza che governa Regione Lombardia.
«Il termine tassa ha progressivamente sostituito nel dibattito l’artificio di contributo e, conseguentemente, da più parti si invoca la verifica di legittimità del provvedimento attraverso la predisposizione e presentazione di mozioni nei consigli regionali della Lombardia e del Piemonte, tanto dai partiti di maggioranza quanto da quelli di opposizione, evidenziando come i ventuno mesi di mancata applicazione del provvedimento non riguardino solo l’iter fisiologico di adozione, ma attengano con tutta evidenza alla natura stessa del provvedimento».
I sindacati, nel ribadire la netta contrarietà al provvedimento, rilevano come la partecipazione dei frontalieri alla fiscalità generale italiana rimasta nel vecchio regime fiscale si determini attraverso i ristorni fiscali del 40% delle tasse pagate alla fonte. Ricordano inoltre che nella misura del 50%, queste risorse vanno a copertura della spesa corrente dei Comuni (spese di funzionamento e servizi), valore incrementato proprio grazie all’accordo tra le organizzazioni sindacali, ACIF (Associazione Comuni Italiani di Frontiera) e MEF (Ministero economia e finanze) del 2020 che ha messo in sicurezza quelle comunità. Evidenziano come le ulteriori risorse del 50% destinate alle spese per investimento, siano da tempo oggetto di un vero e proprio assalto “alla diligenza” attribuendo destinazione d’uso “al bisogno”, come accaduto nella scrittura della finanziaria 2025 attraverso provvedimenti di dubbia applicabilità.
Al contrario, proprio in quell’ambito, una riformulazione delle destinazioni d’uso può contribuire ad individuare risorse utili a finanziare il sistema sanitario senza introdurre elementi di dubbia legittimità costituzionale. I sindacati ritengono inoltre che a seguito della convocazione della prima seduta del tavolo interministeriale del 24 febbraio, si possa proseguire con la definizione del regolamento di funzionamento dello stesso, necessario per poter procedere con la fase operativa che sollecitiamo, nel quale poter finalmente aprire, a quasi due anni dall’entrata in vigore della legge, le discussioni sullo Statuto dei lavoratori, sulla corretta esigibilità dell’Auuf (Assegno unico per i familiari a carico), sulla definizione delle modalità attuative della nuova Naspi, sull’estensione delle retribuzioni convenzionali come stabilito nell’intesa di luglio 2024 con il Mef (Ministero Economia e Finanze).
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