Luca Mercalli agli studenti “Se sregoliamo gli equilibri del Mondo saremo noi a scomparire, non il Mondo”

Il climatologo ha sottolineato l’importanza di un approccio che rifugga gli schieramenti ideologici sulle tematiche che riguardano la nostra sopravvivenza 

Mercalli all'Insubria

“Abbiamo tra le mani un pianeta febbricitante ma non ancora terminale, eleggere politici che fermino la malattia è l’augurio che vi faccio per le tempeste del vostro futuro”. Ha chiuso così Luca Mercalli, climatologo e giornalista scientifico, l’intervento all’interno del convegno “Nuovi scenari ambientali, fra rischio climatico e sviluppo sostenibile”, organizzato presso l’Università degli Studi dell’Insubria da Federico Pasquaré Mariotto, professore ordinario di Comunicazione delle Emergenze Ambientali.

Mercalli all'Insubria

Il divulgatore ha cercato di sottolineare come il tema della crisi climatica non riesca a inserirsi con urgenza nel discorso collettivo e politico contemporaneo, nonostante gli unici a cui dovrebbe interessare, a conti fatti, siamo noi. 

Un discorso appassionato, come sua abitudine, proprio sull’urgenza di invertire la rotta e che ha allo stesso tempo smontato gli argomenti più comuni dei negazionisti climatici: “Ha fatto anche più caldo di così. C’è stato un tempo in cui nell’atmosfera c’era molta più CO2 di oggi!”. Tutto vero, il pianeta è stato più caldo e meno ossigenato di oggi. Ma c’era una sottilissima differenza: noi non c’eravamo. E non avremmo potuto esserci, a quelle condizioni.

Mercalli all'Insubria

Per tornare a livelli simili di CO2 in atmosfera dobbiamo fare un salto indietro nel tempo di 23 milioni di anni fa. Noi come Homo sapiens esistiamo da 300mila anni. E da soli 10mila viviamo secondo gruppi sociali stanziali. Da quando cioè abbiamo abbandonato la nostra precedente vita di cacciatori raccoglitori erranti e siamo diventati agricoltori, capaci in qualche modo di governare e sfruttare la Natura che ci circondava, modificandola. Periodi che confrontati alla vita di un singolo essere umano paiono lunghissimi, mentre – di contro- la Rivoluzione Industriale di 200 anni fa è un fatto tutto sommato recente. Eppure in soli 200 anni siamo riusciti a riportare il livello di CO2 in atmosfera agli stessi livelli di 23 milioni di anni fa, con una pazza impennata mai vista in tutti i 22 milioni e 999 mila e 800 anni precedenti

Mercalli all'Insubria

Il passaggio logico che sottende questo sguardo al passato dovrebbe proiettarci nel futuro, se l’intelletto fosse reattivo alle spie rosse che si stanno accendendo sull’immaginario pannello di controllo del nostro Mondo: se si ripresentassero nel breve futuro, come sta accadendo, quelle condizioni si realizzerebbe ciò che cantavano i Nomadi già nel 1966. E cioè che “Noi non ci saremo”. 

L’emergenza climatica appare finalmente, nel discorso di Mercalli, per ciò che è: l’urgenza del nostro tempo, la prima minaccia alla nostra sicurezza, alla nostra stessa vita. “Putin e Zelensky li puoi metter seduti ad un tavolo e dirgli: dai, basta farci la guerra”. Ma quale che fosse l’esito dell’incontro, questa resta una possibilità. Con la Termodinamica non puoi discutere. Con lei non ci sono armistizi. Lei ti annienta, ti asfalta, ti brucia. E una volta che si è compiuta, non si può tornare indietro. O meglio, certo che si può. Le piante, una volta che l’Uomo non dovesse più esistere, potrebbero continuare indifferenti a governare il mondo. Non ci sarebbe nessuno di noi a guardarlo, ma questo a chi deve importare? Non certo al Mondo, che ha ancora 5 miliardi di anni di vita davanti.

Mercalli all'Insubria

Dovrebbe importare solo a noi, la salvaguardia delle condizioni che ci permettono di vivere. Perché già ora per tornare ad una situazione pre industriale, sarebbero necessari migliaia di anni. Un tempo che non appartiene alla nostra capacità di pensare la Vita. Quello che possiamo fare è bloccare la situazione e non peggiorarla. “Non diamo del catastrofista al medico che diagnostica un tumore” insiste Mercalli “ma ci fiondiamo a cercare una cura. Dovrebbe essere la stessa identica cosa davanti alla crisi climatica.”

Gli effetti ineluttabili di un cambiamento climatico non arrestato si vedranno già nel 2050, oltre quelli che già sono sotto i nostri occhi. E’ un tempo in cui i ragazzi che oggi hanno ascoltato il convegno avranno poco più di 45 anni. Il domani è oggi, quando si parla di Clima

Mercalli all'Insubria

Il Convegno è stato aperto dalla professoressa Paola Biavaschi, Direttrice del Dipartimento di Scienze Umane e dell’Innovazione per il Territorio dell’Università degli Studi dell’Insubria, e ha visto il susseguirsi anche degli interventi di Alessio Malcevschi, docente di Food Sustainability dell’Università di Parma, che ha raccontato l’importanza della “Comunicazione responsabile dell’Agenda 2030: un nuovo obiettivo di sviluppo” insistendo sull’importanza dello storytelling nella comunicazione dell’emergenza ambientale. Perché la base devono essere senza ombra di dubbio i dati, ma è necessario riuscire poi a colpire le corde giuste e raccontare storie che sappiano arrivare al cuore delle persone, oltre che alle teste. Solo in questo modo il tema della crisi climatica potrà, finalmente, essere vissuto come nostro e urgente. 

Mercalli all'Insubria

A chiudere il convegno c’è stato Raffaele Scolari, docente presso SSAT del Canton Ticino, con l’intervento “Verso la Neonatura?”, che ha aperto offrendo il punto di vista della filosofia rispetto alla crisi climatica, che è chiamata a “indagare il Non Solo Tecnologico, inteso come nuovo modo di produrre e vivere. La crisi attuale” ha spiegato Scolari “non inizia con la rivoluzione industriale, ma molto prima. Al momento in cui il Mondo diviene oggetto, un oggetto da usare, sfruttare, a nostro piacimento”.

Mercalli all'Insubria

Crisi che investe poi il vivere delle persone, le dinamiche migratorie, ed è quindi una crisi dei modi di stare al mondo e del sistema capitalistico. E’ crisi del sistema di pensiero.” 

E il vento d’estate che viene dal mare
intonerà un canto fra mille rovine,
fra le macerie delle città, fra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà,
fra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

E dai boschi e dal mare ritorna la vita,
e ancora la terra sarà popolata;
fra notti e giorni il sole farà le mille stagioni e ancora il mondo percorrerà
gli spazi di sempre per mille secoli almeno,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo,
ma noi non ci saremo…

 

Eleonora Martinelli
martinellieleonora@gmail.com

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Pubblicato il 07 Maggio 2025
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