Omicidio di Cairate, Carolo accusa Caglioni: “Era sopra Andrea, c’era una pozza di sangue”

L’esame di Carolo è durato quattro ore esatte, una lunga ricostruzione dell’amicizia e del rapporto con Bossi, a partire dalla primavera del 2023, poco meno di un anno prima dell’omicidio

omicidio cairate

“Basta, non intendo più rispondere”. Sono le 13:18 quando Douglas Carolo – accusato dell’omicidio di Andrea Bossi a Cairate – interrompe l’esame in aula. È il giorno in cui in tribunale a Busto Arsizio vengono sentiti entrambi i giovani accusati di omicidio premeditato (QUI GLI ARTICOLI SULLA VICENDA).

L’esame di Carolo è durato quattro ore esatte, una lunga ricostruzione dell’amicizia e del rapporto con Bossi, a partire dalla primavera del 2023, poco meno di un anno prima dell’omicidio.

Carolo ha cercato in ogni modo di negare che tra i due ci fosse una relazione vera o un legame di natura sessuale, quasi rivendicando l’opposto un rapporto di tipo utilitaristico: attenzioni e affetto (ma non rapporti fisici in cambio di soldi. Fino ad arrivare alla sera del 27 gennaio 2024, la scena dell’omicidio, che Carolo ha addebitato al suo amico Michele Caglioni.

Il ventenne di Samarate, rispondendo al pubblico ministero, è partito dall’incontro casuale con Bossi, la vittima. A scuola all’Itis di Gallarate, ma soprattutto alla Botega in piazza Gallarate, nelle discoteche della zona a partire dallo Zero di Olgiate, dove si sono rivolti la parola per la prima volta.

Che rapporto avevano? “Voleva che gli davo attenzioni”, ha risposto negando pervicacemente l’esistenza di un vero legame profondo e soprattutto di una relazione sessuale, a dispetto di messaggi – acquisiti agli atti – in cui Bossi invece raccontava ad un’amica i loro frequenti incontri sessuali già dall’estate.

Carolo ha provato a dare sé un’immagine quasi cinica, di persona capace di gestire il rapporto per scucire denaro a Bossi senza farsi coinvolgere troppo, rifiutando offerte sessuali e limitando il più possibile il proprio coinvolgimento. “Ci tenevamo per mano”, ha detto parlando ad esempio di una vacanza di qualche giorno in Liguria, fatta a spese di Bossi. Intendendo così che quello era il livello massimo di contatto fisico.

La vacanza in Liguria è stato uno dei benefit che è riuscito a ottenere dalla frequentazione di Bossi. Oltre a contanti per una cifra quantificata in “7-8 mila euro” , un telefono da 1700 euro, una giornata di shopping all’ outlet di Serravalle con acquisti per 2000 euro, due tatuaggi sempre pagati da Bossi.

“Era lui che mi dava soldi. Anche se poi si arrabbiava quando non mi vedeva preso. Provava a ricattarmi: ridammi indietro il telefono, ridammi i soldi. Ma durava due ore, il litigio. Finiva sempre che i soldi me li dava”.

La sera dell’omicidio

Il pm – nell’aula affollata di parenti e amici – ha fatto diverse contestazioni a Carolo rispetto alle sue ricostruzioni. Si è già detto dei messaggi inviati da Bossi a un’amica, che offrono un quadro diverso della relazione tra i due, ma ci sono anche altri elementi più incontrovertibili e non soggettivi. Ad esempio, quando, parlando della serata dell’omicidio, Carolo ha ricostruito i suoi movimenti che sono risultati diversi da quelli immortalati dalle immagini di diverse telecamere acquisite nel corso delle indagini, da quelle della videosorveglianza della palazzina a quelle del distributore di benzina, dove si sono recati per acquistare delle cartine per le canne.

Siamo arrivati così alla ricostruzione del momento dell’omicidio, quando Carolo ha cercato di allontanare da sé ogni responsabilità invece addossandola, seppure in modo confuso, all’amico Michele Caglioni, che lo aveva accompagnato in monopattino fino a casa di Bossi a Cairate.

Carolo e Caglioni erano saliti in casa mentre Andrea Bossi, recuperata la tessera sanitaria che avevano dimenticato nel precedente tentativo, andava ad acquistare le cartine.

Al suo rientro è avvenuto l’omicidio, così nella versione di Carolo: “Andrea è entrato in casa, ha portato le cartine e mi ha chiesto se volevo un the alla pesca, che a casa sua non mancava mai. Si è girato per andare in cucina. Io ho sentito un rumore metallico e un tonfo. Mi sono girato di scatto e ho visto Michele sopra di lui, ma non ho visto cosa ha fatto. Andrea era in una pozza di sangue”.

Nella ricostruzione di Carolo, lui è rimasto pietrificato, incapace di reagire sulle prime: “Andrea era a pancia in giù, la testa verso la porta. Non sapevo cosa fare, sono rimasto immobile di fronte a tutto quel sangue. Ho visto che aveva una ferita al collo. Ho visto che le mani di Michele erano sporche di sangue. Aveva nella mano destra una pentola, con un manico lungo”.

Ad esempio in questo passaggio il pm ha contestato che in una precedente ricostruzione lo stesso Carolo aveva detto che Bossi era stato atterrato con uno sgambetto e accoltellato.

La fuga

Poi la fuga: “Ho pensato che fosse morto. Non ho chiamato nessuno perché avevo paura di finire in carcere”. Dopo essere rimasto immobile di fronte all’amico-amante ucciso, ha ritrovato lucidità per ‘ripulire’ la casa: “Ho preso gli oggetti, lo spazzolino che usavo a casa sua e sono andato verso la porta, il preservativo che avevo provato a usare e che non ero riuscito a infilare”. Non si confronta con l’amico, malgrado l’enormità cui ha assistito: “Non vedo il coltello, Michele non parla, esco e me ne vado”.

“Sono andato per sbaglio al piano delle cantine, era tutto buio. Sono risalito e sono uscito scavalcando la recinzione. Mi sono ritrovato in un campo e ho realizzato cosa era successo, mi sono accasciato a piangere”.

All’esterno, ai margini del campo, c’è un fortuito e confuso (nella ricostruzione) incontro con Caglioni, che ha con sè il denaro e i gioielli che porta in un sacchetto. È solo in questo momento che Carolo trova le parole per affrontarlo: “Ho detto a Michele: ‘Che cazzo hai fatto?’ Ma lui restava zitto. Gli ho tirato due pugni”.

Carolo parla anche di “colluttazione” con Caglioni e il Pm incalza con le domande per capire la natura dello scontro tra due ragazzi accusati oggi di omicidio premeditato. Ed è questo punto, di fronte all’ennesima contestazione dell’accusa, che Carolo decide che basta, lui non parla più.

Nel pomeriggio, l’esame dell’altro giovane accusato dell’omicidio.

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Pubblicato il 30 Settembre 2025
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