Massimo Da Rin a 360 gradi: “Serve più cinismo sotto porta e con l’uomo in più. Lavoriamo su tanti aspetti per migliorare”

Intervista al coach dei Mastini che attraversano un momento di flessione. «Un calo è fisiologico, ma il nostro grande pubblico ci sta sempre accanto. Ci manca una under 19 a cui attingere per coprire le assenze»

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Le tre sconfitte consecutive rimediate dai Mastini nelle ultime partite, hanno allontanato i gialloneri dalla vetta della IHL saldamente mantenuta dal Caldaro. Un momento difficile che il team varesino cercherà di interrompere al più presto, anche perché è necessario mantenere una delle prime quattro posizioni che qualificano alle Final Four di Coppa Italia a Milano. Per analizzare la situazione, abbiamo intervistato Massimo Da Rin, allenatore dei Mastini e “pirata” di lungo corso sulle piste ghiacciate italiane.

Coach Da Rin, Varese è in una posizione di classifica buona, ma la squadra sembra aver smarrito un po’ di “magia”. Cosa ha smesso di funzionare e come, secondo lei, si può tornare ai livelli di inizio stagione?

«Come sempre in questi casi parliamo di una somma di cose, tutte accadute in sequenza. Va detto che gli alti e bassi sono fisiologici in qualsiasi sport e in qualsiasi squadra. Noi abbiamo spinto molto e prodotto tanto, la classifica parla chiaro, ma sicuramente gli infortuni non hanno aiutato anche perché sono mancati giocatori che sarebbero stati importanti, soprattutto in alcune partite. Un giocatore assente ha ridondanza su tutto il sistema di gioco. Ma naturalmente si va avanti, e il mio compito è quello di mettere sul ghiaccio la squadra migliore con i giocatori di movimento che ho a disposizione. Non ho visto avversari totalmente dominanti, abbiamo sempre prodotto una gran mole di gioco. Qualcosa cambieremo, lavoreremo per risultare più incisivi concentrando la mole di gioco su aspetti differenti: vorrei una squadra più cinica subito dopo la blu avversaria. Allenamenti e schemi vertono in questa direzione».

Ha parlato di assenze che lasciano buchi non colmati in termini di roster: in altre squadre in questo caso interviene il settore giovanile. Non avere, di fatto, questa alternativa quanto pesa nell’economia dei Mastini?

«Certamente senza giovanili non si cresce, questo è un dato di fatto. Sulla carta abbiamo a disposizione risorse dal farm team di Pinerolo, ma il campionato di serie C sviluppa professionalità non adeguate al nostro campionato. A Varese manca tantissimo una Under 19 che possa fare da serbatoio, in situazioni che aiuterebbero non solo a colmare lacune, ma anche a far crescere i giovani per l’innesto in prima squadra. Abbiamo appena visto chiari esempi di come questa cosa possa funzionare contro Alleghe; Noè Fontanive, classe 2009 dall’under 16 è passato alla 19 per poi arrivare in prima squadra. I Mastini pagano un buco generazionale enorme, che va colmato se si vuole un futuro a Varese per questo sport. Lo sta facendo bene Aosta, lo ha fatto bene Asiago in passato in cui sono cresciuti Foltin e Gabri: serve lungimiranza. La cosa positiva è che il dialogo tra prima squadra e Hockey Club Varese 1977 è in costante miglioramento, io stesso sono stato chiamato a dare consigli e supporto alla società e lo faccio con moltissimo entusiasmo».

Hockey: Mastini Varese - Alleghe
Un momento di Varese-Alleghe (foto Gernetti)

Nell’hockey le statistiche non mentono mai: parliamo di power play e degli ampi margini di miglioramento per una situazione che, in alcune partite, avrebbero fatto davvero la differenza se ben sfruttata. Cosa non funziona e come si potrebbe migliorare il gioco con l’uomo in più?

«Ammetto che questo non è il power play che ho in mente. Va migliorato certamente ma credo che la via sia quella giusta. Ho fatto diversi esperimenti e stiamo migliorando parecchio. Serve più precisione, ma più che altro un ruolo diverso dell’uomo che metto davanti alla porta. Manca una cosa molto semplice, un maggior numero di tiri nello specchio della porta da qualsiasi angolazione. Siamo troppo perfezionisti e non tiriamo se non ci sono tutte le condizioni ideali. Dobbiamo, al contrario, mettere disco nello slot e giocare sul rebound. Poi servono passaggi più corti, e quindi difficilmente visibili dal portiere che deve avere meno tempo possibile di posizionamento e reazione. Sono fiducioso che lo schema sul quale stiamo lavorando risulterà molto più efficace».

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Quello che non ha mai smesso di fare Varese è produrre gioco: una mole enorme con geometrie perfette ma, ultimamente, con pochi gol. Cosa va migliorato nella messa a terra degli schemi?

«Dobbiamo essere più concreti e cinici come già accennato. I cali per una squadra sono normali, ma il punto è un altro; oltre alle belle uscite dal terzo e l’ingresso oltre la blu avversaria con il disco sul bastone, serve tirare quando si inquadra la porta, andando a raccogliere i rimbalzi. Anche queste manovre le stiamo perfezionando in allenamento: sono situazioni che contro squadre di livello medio-alto serviranno parecchio. La media gol si è abbassata, quindi qualcosa va cambiato».

Impalcatura di gioco che parte, come ogni buono schema che si rispetti, dalle retrovie. Difensori che spesso si spingono molto in avanti ma, anche in questo caso, palesando maggiori vulnerabilità nelle ultime partite. Sta lavorando anche in questo senso?

«Le transizioni offensive di Varese sono ormai un marchio di fabbrica: cercare di sfruttare lo spazio lasciato scoperto dagli avversari, con i terzini che salgono per poi convergere al centro a concludere in porta, ha spesso avuto effetti positivi. C’è da dire che ultimamente questa situazione ha creato sbilanciamenti importanti, subendo azioni di rimessa e reti. Anche qui va certamente sistemato qualcosa. La mia idea naturalmente non è quella di arginare lo spirito offensivo dei nostri fortissimi terzini, ma quello di giocare meglio in copertura da parte degli attaccanti rendendo più “sicure” le sgroppate offensive della difesa. Poi stiamo lavorando al perfezionamento del breakout, con i terzini che in determinati contesti scaricano prima il disco agli attaccanti che, ancora una volta, dovranno tirare non appena inquadrano lo specchio della porta».

Mastini-Fiemme
Gol dei Mastini!

Parliamo di condizione fisica, qual è lo stato di forma dei suoi ragazzi?

«Direi molto buono: dobbiamo considerare che, proprio per lo stile di gioco dei Mastini, si è speso davvero tanto, ma la condizione rimane molto buona. Tutto questo grazie anche e soprattutto ad uno staff davvero di alto livello, preparato e professionale. Varese, oltre al preparatore atletico che ha svolto un lavoro eccezionale, può contare su fisioterapisti, osteopati e nutrizionisti, oltre all’incredibile supporto del “doc”, Michael Mazzacane, nella doppia veste di giocatore e dottore. Tutto questo fa si che sotto questo aspetto Varese risulti essere una delle migliori società del campionato».

Il pubblico di Varese non ha mai smesso di cingere la squadra nel suo caldo abbraccio. C’è un messaggio che vuol dare ai tifosi?

«Uscendo dagli spogliatoi, tutte le sere, il primo sguardo lo rivolgo proprio a loro. Sono tifosi davvero speciali, quelli di Varese, ma questo si sa. La cosa molto bella è che non è un tifo solo “rumorosi”, e vi assicuro che dal ghiaccio questa cosa si sente eccome; è anche un pubblico che di hockey ne capisce e comprende quanto sacrificio e dedizione i ragazzi mettono sul ghiaccio, a prescindere dai risultati. Questa cosa mi fa molto piacere. I Mastini sono un gruppo stupendo, unito e coeso, con uno spogliatoio spettacolare. Ci dispiace tantissimo per questo ultimo periodo nel quale non abbiamo giocato come avremmo voluto, ma ce la stiamo mettendo tutta e i risultati arriveranno. Ora c’è davvero tanto bisogno dell’uomo in più, quindi chiedo loro di continuare a seguirci con la loro bella passione. Oggi più che mai ci serve il loro calore».

IL PODCAST – “Alla Balaustra” è anche un podcast trasmesso su Radio Materia e disponibile sulle principali piattaforme di ascolto. Nel box sottostante trovate tutte le puntate pubblicate fino a ora.

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Pubblicato il 02 Dicembre 2025
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  1. Avatar
    Scritto da GrandeFratello

    Avrei alcune domande “sparse”:
    Perchè Mäkinen. non tira piú dalla blu? E’ vietato dal contratto?
    Perchè, in inferiorità, non c’è mai un difensore che “porti via” l’attaccante (o, piú spesso, i due attaccanti avversari) che soggiorna davanti al nostro portiere?
    Perchè nessuno è capace di tirare al volo? Sui ribaltamenti di gioco in attacco i nostri giocatori devono sempre stoppare, aggiustarsi il disco, prendere la mira e poi, finalmente, tirano. Nel frattempo, il portire si è spostato, si è fatto un pisolino e ha preso un caffè prima di parare in tranquillità…

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