Tre Valli Varesine, dal trauma al trionfo. Oldani: “Vincono l’importanza di fare squadra e il valore della parola data”
La vigilia aveva acceso i riflettori: la promessa mantenuta da Pogačar, il parterre di rivali di lusso, e una macchina organizzativa ispirata dal “modello Varese” sulla sicurezza. La gara ha fatto il resto. Intervista ad Oldani
La 104ª Tre Valli Varesine ha riportato Varese al centro del ciclismo internazionale chiudendo il cerchio aperto nel 2024, quando la corsa fu interrotta per allagamenti e condizioni di sicurezza non accettabili, e riaprendolo con una giornata perfetta per sport, pubblico e territorio.
La vigilia aveva acceso i riflettori: la promessa mantenuta da Tadej Pogačar di tornare al via in maglia iridata, il parterre di rivali di lusso, il nuovo disegno finale con le Cinque Piante, e una macchina organizzativa ispirata dal “modello Varese” sulla sicurezza.
La gara ha fatto il resto: al mattino il bis storico di Elisa Longo Borghini nella prova femminile, nel pomeriggio il trionfo del campione del mondo Pogačar davanti al giovane fenomeno Albert Withen Philipsen e a Julian Alaphilippe, in una cornice di pubblico imponente lungo il circuito cittadino. Fondamentale la copertura della Rai: cinque ore di diretta hanno intrecciato cronaca e storytelling territoriale, valorizzando Varese, i suoi laghi e i suoi quartieri, con contributi video dedicati al paesaggio e ai luoghi simbolo.
Sullo sfondo, la regia della Società Ciclistica Alfredo Binda guidata da Renzo Oldani: dossier UCI per lo status ProSeries, centro medico all’arrivo collegato al 118 e all’Ospedale di Circolo, cabina interforze, coordinamento di circa 600 volontari, e un nucleo operativo di 20–25 persone che lavora tutto l’anno.

Renzo Oldani, presidente della Società Ciclistica Alfredo Binda. Oggi è stata una giornata trionfale. Elisa Longo Borghini, in maglia di campionessa d’Italia, davanti alla campionessa europea al mattino. Tadej Pogačar con la maglia iridata, come Eddy Merckx e Francesco Moser prima di lui, al pomeriggio davanti al giovane fenomeno Albert Withen Philipsen e a un fuoriclasse esperto come Julian Alaphilippe. Poteva aspettarsi di meglio?
Beh, proprio no. Due campioni del mondo, due campioni d’Europa: cosa vogliamo di più? È stata una giornata di tensione e di felicità, ma la cosa che mi ha impressionato di più è stata la gente sulle strade, i bambini con i genitori e i nonni per mano venuti a vedere la corsa. Ho visto una “foresta” che cresce e questo entusiasmo è contagioso. Mi sono emozionato. Siamo davvero felici e il risultato è straordinario, non potevamo chiedere di più. Un ringraziamento particolare al prefetto Pasquariello e al questore Mazza: ci sono stati momenti delicati e, insieme alla polizia locale e alla polizia stradale, si è lavorato in modo encomiabile per garantire la sicurezza. Per noi la parola chiave è sempre “corsa in sicurezza”. Mai così tanto pubblico come oggi. Le immagini della Rai hanno raccontato benissimo le nostre valli e la città: finalmente una Tre Valli col sole e l’abbiamo sfruttata alla grande, con una promozione televisiva bellissima.
Quanto è stato difficile ricominciare dopo il 2024 e ricostruire una Tre Valli che ha mantenuto gli standard degli anni scorsi?
Molto difficile. Devo ringraziare la società, i collaboratori del direttivo, tutti i soci e i volontari. Io appaio davanti, ma dietro c’è tanta gente che si sacrifica, togliendo tempo al lavoro e alle famiglie. Senza di loro, nulla è possibile. Ci sono stati momenti di sconforto e di gioia, proprio come in una corsa: la salita in cui pensi “non ce la facciamo”, poi il falsopiano, la discesa, a volte anche le cadute e le sconfitte. Questo è lo sport: sacrificio, condivisione, aiutarsi a vicenda per arrivare all’obiettivo. Abbiamo sofferto, oggi siamo felici; ma è quel percorso, anche duro, a dare valore al risultato.
Ci dai un retroscena: nel retropalco con Pogačar cosa vi siete detti? O magari con Alaphilippe o altri corridori? C’è stato anche Egan Bernal tra i grandi interpreti.
Alaphilippe è una persona splendida, davvero molto gentile: non lo immaginavo così. Ho mandato anche una foto a Christian Prudhomme, presidente del Tour, da buon francese… Oggi però ho voluto ringraziare l’uomo Tadej. Di Pogačar campione avete già scritto tutto; per noi, oggi, ha contato la parola data. Come una volta, quando ci si stringeva la mano e quella stretta valeva un contratto. Oggi i contratti si firmano e, a volte, si stracciano. Il valore dell’uomo ha superato quello del campione: questo ci ha inorgogliti. Vogliamo far crescere i nostri ragazzi e i nostri nipoti con questi valori dello sport, perché prima ancora che atleti diventino uomini.
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