Fondazione Piatti compie 25 anni e si regala un murales di Ravo Mattoni, un ponte culturale verso il futuro
Inaugurata l'opera che l'artista ha realizzato in un weekend snella sede di via Crispi. Un omaggio al fondatore Renato e alla sua storia famigliare da cui è nato l'impegno quotidiano di dedizione e inclusione
Un muro che non divide ma unisce. È questo il messaggio al centro del murales realizzato da Andrea Ravo Mattoni per celebrare i 25 anni della Fondazione Renato Piatti, presentato ufficialmente alla presenza delle autorità, della comunità e delle famiglie.
L’opera, ispirata a una fotografia di Renato Piatti con i figli Mauro e Stefano, è diventata il simbolo di un percorso fatto di dedizione, inclusione e amore per la vita. Realizzata in un weekend, è all’interno della sede di via Crispi a Varese.
L’arte come linguaggio universale di inclusione
Il murale riprende la memoria familiare e la trasforma in un racconto collettivo. Sullo sfondo, l’artista ha aggiunto una visione idealizzata del paesaggio varesino, con una dedica al territorio. «In due giorni ho avuto il privilegio di lavorare accanto ai ragazzi, condividendo i loro ritmi e loro i miei. I muri, per me, sono tele, non barriere», ha spiegato Andrea Ravo Mattoni, ricordando anche le proprie radici nel volontariato alla Sacra Famiglia: «Per me è stato come tornare a casa».
Le voci dell’inaugurazione
Nel suo intervento, il presidente della Fondazione, Emilio Rota, ha sottolineato il valore simbolico dell’opera: «Renato con Mauro e Stefano rappresentano un cammino fatto di sofferenze e speranze condivise. Un cammino comune che oggi diventa visibile a tutti, in un paesaggio ideale dove la cura incontra la comunità».
Franco Radaelli, direttore generale della Fondazione, ha invitato a superare stereotipi e rigidità: «Anche dall’impossibile si genera lo straordinario. I muri possono trasformarsi in ponti verso il futuro se non perdiamo la passione per la vita e per l’uomo. Questa è un’opera d’arte che diventa un investimento in cultura, in bellezza e in speranza».
La fondatrice, Cesarina Del Vecchio, visibilmente emozionata, ha ricordato gli inizi dell’avventura familiare: «Rivedere mio marito e i miei figli in questa realtà così importante mi ha riportato indietro. Tutto è nato dal desiderio di aiutare Mauro a crescere, prima con Anffas e poi con la nascita della Fondazione. Ringrazio chi ogni giorno continua questo cammino».
Il sindaco di Varese, Davide Galimberti, ha evidenziato il valore educativo e sociale dell’iniziativa: «Aiutare famiglie e persone in difficoltà significa anche fare cultura. Con un’opera d’arte parliamo ai giovani, per portare avanti una missione che appartiene a tutta la comunità».
Infine, Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia, ha espresso gratitudine all’artista: «Ravo ha saputo cogliere l’essenza della Fondazione e trasformarla in immagine, donando al territorio un simbolo di umanità condivisa».

Una storia di impegno e comunità
La Fondazione Renato Piatti nasce dal percorso di Renato e Cesarina Piatti, genitori di Stefano e Mauro, che negli anni ’80, decisero di ricostituire la sezione varesina di Anffas per dare sostegno alle famiglie con figli disabili. Da quell’impegno quotidiano è nata, nel tempo, una rete solida sfociata, all’inizio del secolo, nella Fondazione Piatti che oggi si prende cura di oltre 1000 persone – tra cui 700 bambini e 300 adulti – con disabilità, autismo e disturbi del neurosviluppo.
La Fondazione opera in numerose strutture sul territorio con un approccio basato su ascolto, relazioni autentiche e costruzione di progetti di vita personalizzati, mettendo al centro le persone, le famiglie e i luoghi.
Un ponte tra generazioni
L’inaugurazione del murales è stata anche un’occasione di riflessione sul senso profondo del lavoro di cura e della solidarietà. In un tempo segnato da solitudini e chiusure, l’arte di Ravo Mattoni ricorda che un muro può diventare un ponte tra le generazioni, un legame tra chi ha iniziato il cammino e chi lo continuerà.
Perché, come ha ricordato il direttore Radaelli, “chi è da solo non può andare lontano”.
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