La Bcc denuncia: troppi furbi tra le imprese

Ricorsi abusivi al credito, false fatturazioni, concordati preventivi e fallimenti discutibili. «Abbiamo iniziato a sporgere denunce. Il nostro è un grido di dolore, siamo di fronte a una crisi di valori» dice il presidente Roberto Scazzosi. Nell'ultimo anno il 20% delle Bcc lombarde ha chiuso in rosso

Il coraggio, da sempre, appartiene a Davide. Non a Golia. E la Banca di credito cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate non è certamente un gigante del sistema bancario italiano.
Il gesto di coraggio arriva dal secondo piano della sede di via Manzoni. Direttore e presidente decidono di fare un incontro con i giornalisti sullo stato di crisi. «Senza rete» dicono. Ovvero: «chiedete, e vi sarà spiegato».
La Bcc chiuderà l’esercizio con 1,2 milioni di euro di utile. Il 79 % in meno rispetto al  2007, quando l’utile si assestava a 7,8 milioni di euro. Questo significa che ci saranno meno soldi per il territorio. Gli impieghi sono al minimo, anche se fanno segnare un + 4,5% rispetto al 2010. E per una banca che vive gomito a gomito con i propri soci, tra cui moltissime piccole e medie imprese, questo puo’ essere un problema, soprattutto se arrivano in filiale a metà novembre a chiedere i soldi per pagare le tredicesime. «Ogni milione di euro che non mettiamo a capitale, sono 20 milioni di euro sottratti all’economia del territorio – spiega Roberto Scazzosi, presidente della Bcc -. Prima della crisi, su 18 milioni di euro, tre venivano messi a rettifica di valore. Negli ultimi anni questo rapporto si è completamente invertito».
Nel 2007 il sistema del credito cooperativo italiano faceva 4 miliardi di utili, scesi nel 2010 a 400 milioni di euro, il  90% in meno. Il contraccolpo si è sentito anche nella ricca Lombardia dove quasi il 20% delle Bcc ha chiuso l’ultimo anno in rosso. Non era mai accaduto prima.
L’istituto di via Manzoni non versa in cattive acque, almeno per il momento. Il direttore, Luca Barni, ha chiesto al consiglio di amministrazione di aumentare i tassi di interesse. Insomma, deve mettere una pezza alle sofferenze (perdite) della banca, generate dall’irresponsabilità altrui, primi fra tutti alcuni imprenditori che hanno approfittato della situazione di crisi, facendola pagare alla collettività. Ed è questa la ragione per cui i vertici della banca hanno deciso di uscire allo scoperto.
«Siamo di fronte a una crisi di valori – continua il presidente Scazzosi –. I casi di ricorso abusivo al credito sono sempre più frequenti, tanto che abbiamo già sporto alcune denunce. Assistiamo a imprese che hanno un andamento bancario buono e che di punto in bianco chiedono al magistrato il concordato preventivo. I creditori, banche comprese, si devono accontentare del 4%, quando va bene del 5% . L’imprenditore scarica così sul sistema, fornitori compresi, il 95 % del debito. E spesso apre una bella newco, cioè una nuova azienda che sorge dopo la ristrutturazione, e si ripresenta sul mercato come se nulla fosse».
Aumentano i fallimenti, duemila in Lombardia dall’inizio dell’anno, e i casi di falsa fatturazione. Situazioni al limite della bancarotta fraudolenta, dove il rischio di una pena irrisoria diventa la motivazione principale per tentare il «colpo». Il sistema, come reazione, tende ad avvitarsi su se stesso: le banche non si possono più fidare dei propri clienti, chiudono i cordoni della borsa e anche se la tua «banca è differente» è costretta a dirti di no. «Bastano 20 imprese medio-grandi che mettono in pratica quel meccanismo – conclude Barni- e ti ritrovi in ginocchio. In 114 anni di storia la nostra Bcc ha iniziato solo ora a denunciare questa pratica alla magistratura, segno che non è più un’eccezione».
I furbi stanno diventando la regola.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Novembre 2011
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