Telefonate bollenti ad Amsc, il giudice rileva elementi di falsità

Nel processo che vede accusato di peculato l'allora presidente di Amsc Nino Caianiello per l'uso improprio del cellulare aziendale il presidente Novik rinvia alla procura gli atti riguardanti le dichiarazioni dell'ex-dg Fornara

Nuova udienza con colpo di scena questa mattina, giovedì, nel corso del processo che vede imputato con l’accusa di peculato l’ex-presidente di Amsc Nino Caiainiello per aver utilizzato a scopo privato il telefonino aziendale. Il collegio giudicante presieduto dal giudice Toni Adet Novik ha ascoltato la teste dell’accusa Rosanna Simonetta, segretaria del consiglio di amministrazione dell’azienda dal ’97 al 2004. Il pubblico ministero Roberto Pirro Balatto ha sottoposto alla teste la lettera di incarico come presidente di Nino Caianiello e l’ormai famigerato allegato che definiva il telefonino come un "fringe" benefit. Secondo la testimonianza dell’allora segretaria, nelle mani della quale passavano tutti i documenti vagliati dal Cda, quell’allegato non è conforme alle procedure: «Generalmente l’allegato deve essere richiamato nel documento principale – ha detto l’avvocato Simonetta – sul documento principale non vedo questo. Inoltre ricordo bene la lettera d’incarico ma non questo foglio. Non è stato mai redatto, da parte mia, un documento del genere».

Alle parole della teste la difesa ha chiesto di ascoltare nuovamente l’ingegner Ernesto Fornara, allora direttore generale di Amsc, colui che ha firmato quel documento sulla cui autenticità anche lo stesso giudice Novik aveva espresso le sue perplessità, ma la richiesta è stata respinta dal presidente del collegio che ha, invece, accolto quella del pm di inviare gli atti alla Procura in quanto sarebbero sorti «elementi di falsità» che devono essere valutati dal pubblico ministero che renderebbero «impossibile giuridicamente una nuova audizione dell’ingegner Fornara». La teste ha ribadito, infatti, che era proprio lei la segretaria del cda di quel periodo e che non poteva essere, come asserito da Fornara, l’allora direttore generale. Rischia di aprirsi un altro fronte d’indagine, dunque, sulle dichiarazioni rese da Fornara nella scorsa udienza.

Prima di lei era stato sentito anche l’avvocato Tiberio Massironi, presidente di Amsc per sette mesi nel 1998. Massironi ha confermato di aver ricevuto il telefono come benefit e di non aver avuto particolari limiti imposti sull’uso dello stesso: «Lo usavo anche per chiamate personali ai miei familiari – ha detto – ma di certo non per prenotare le vacanze». L’accusa ha anche prodotto diverse pagine di fotogrammi tratti dalle videotelefonate effettuate da Nino Caianiello alla donna che, secondo l’accusa, sono «necessari a definire i contorni della gravità e della sgradevolezza dei contenuti di quelle videochiamate». Nella prossima udienza, prevista per il 12 maggio, sono previste le conclusioni degli avvocati Besani e Candiani e del pubblico ministero. I due legali, al termine dell’udienza, non hanno voluto rilascia re dichiarazioni.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Marzo 2011
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