La Cgil:”Non c’è ripresa e nemmeno un Governo”
I segretari Fammoni e Stasi bocciano i provvedimenti del Governo per l'economia, "Insufficienti", e chiedono che vengano discussi i criteri di rappresentanza dei lavoratori
Il racconto della situazione economica del paese «è nelle mani della propaganda». Fulvio Fammoni e Franco Stasi, rispettivamente segretario confederale e segretario generale varesino della Cgil, chiedono che venga rappresentata la verità economica del nostro paese, «una verità fatta di cassa integrazione, precariato, perdita dei diritti».
Dalla Cgil il monito arriva dopo le voci che annunciano la ripresa del sistema economico e dopo i provvedimenti del consiglio dei ministri per il rilancio dell’economia. «La verità è che c’è stata una restrizione della base produttiva del paese e parlare di ripresa è sbagliato – spiega Fammoni – perché libera dalla responsabilità di agire».
Dalla Cgil citano anche gli interventi annunciati in consigli dei Ministri, «lì si è discusso di un piano che partirà dal 2012, assolutamente insufficiente, e che introduce un dibattito che noi valutiamo come pericoloso». Il Governo ha annunciato la volontà di modificare alcuni articoli della costituzione, il 97, il 118 ed in particolare l’articolo 41 sulla libera iniziativa economica, «un percorso che fortunatamente sarà lungo e che verrà ridiscusso, ma che è sintomo di un non governo del paese».
In questo momento – secondo Fammoni – la priorità deve essere un intervento fiscale per rilanciare i consumi interni, «in Italia la produzione non riparte perché non ripartono i consumi. A loro volta i consumi non ripartono perché la condizione del lavoro è sempre più precaria e fragile». E in questo momento all’Italia – denunciano i due segretari – «manca completamente una politica industriale».
Altro tema sensibile in questa fase delicata per il mondo economico è per la Cgil la rappresentanza dei lavoratori, «bisogna porre all’ordine del giorno la discussione su dei criteri certi per certificare la rappresentanza dei sindacati, questa è una proposta che avanziamo soprattutto a Cisl e Uil, non si può escludere i lavoratori da decisioni cruciali per il loro lavoro».
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