Il 65% delle diagnosi di tumore si risolve positivamente: Airc festeggia l’8 marzo e il ruolo delle donne ricercatrici
In Italia complessivamente ci sono 136mila ricercatori attivi nei diversi ambiti, 47mila sono donne (circa il 34%). Lo scorso anno ci sono stati 182.000 nuovi casi di tumore tra le donne e si stima che circa una su tre riceverà una diagnosi oncologica nel corso della vita

In occasione dell’8 marzo, Festa della Donna, Fondazione AIRC punta i riflettori sul contributo fondamentale delle donne al progresso della ricerca contro il cancro. In Italia complessivamente ci sono 136mila ricercatori attivi nei diversi ambiti, 47mila sono donne (circa il 34%).
Tra gli oltre 5.000 ricercatori coinvolti in borse di studio e progetti sostenuti ben il 61% sono donne, percentuale che fa della ricerca oncologica un universo sempre più al femminile.
Lo scorso anno nel nostro Paese ci sono stati 182.000 nuovi casi di tumore tra le donne e si stima che circa una su tre riceverà una diagnosi oncologica nel corso della vita.
I tumori più frequenti nel genere femminile sono: mammella (55.000), colon-retto (20.200), polmone (13.300), tiroide (9.800), utero (8.300), pancreas (7.400), melanoma (6.700), linfoma non-Hodgkin (6.100), stomaco (6.100), ovaio (5.100). Oggi in Italia la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è arrivata al 65% e ci sono quasi 2 milioni di donne che hanno superato un cancro grazie ai progressi della ricerca e all’alto livello dell’assistenza oncologica. (AIRC_Infografica_Tumori_donna_2021)AIRC_Infografica_Tumori_donna_2021
Fondazione AIRC sostiene lo sviluppo delle attività di IFOM, centro di ricerca ad alta tecnologia fondato nel 1998 con l’obiettivo di studiare la formazione e lo sviluppo dei tumori a livello molecolare e di trasferire le nuove conoscenze dal laboratorio al letto del paziente nel più breve tempo possibile. In IFOM lavorano 269 ricercatori, 150 dei quali sono donne. Qui c’è un laboratorio speciale: il “laboratorio G”, dedicato alle ricercatrici in gravidanza, equipaggiato con strumenti che non mettono a rischio la salute del bambino e della mamma e le permettono di continuare a condurre la propria ricerca anche durante la gravidanza.
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