Sparatoria a Rho, morti padre e figlio
Il fatto è avvenuto in via Aldo Moro. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che stanno cercando di ricostruire la dinamica dei fatti. Le vittime erano di origine tarantina ma vivevano a Milano
Due morti a Rho, assassinati a colpi di pistola. Sono padre e figlio, Francesco e Umberto Catapano, 71 e 36 anni: il primo, operaio incensurato, originario di Taranto, il secondo (nella foto), di professione ambulante, nato a Milano. Entrambi risiedevano nel capoluogo. Il fatto questa mattina, 4 maggio, alle 9 circa nel comune alle porte di Milano, in via Aldo Moro. Almeno 10 i colpi sparati contro i due, feriti entrambi mortalmente mentre erano a bordo della loro auto. A fare fuoco una semiautomatica nelle mani di un singolo killer a bordo, sembra, di uno scooter.
Il figlio, separato, a sua volta con un figlio quindicenne – era già notto alle forze dell’ordine: lo scorso 31 dicembre erano scaduti i domiciliari per resistenza e violenza, e l’anno scorso era stato arrestato per una rapina compiuta insieme a vari altri soggetti ai danni di un autogrill a Pero, sull’A4. C’è per ora massimo riserbo, ma viste le modalità del delitto gli inquirenti indagano sull’ipotesi di un regolamento di conti, dietro potrebebro esservi contrasti di carattere privato. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Rho, con il colonnello Giuseppe Spina, comandante del reparto operativo di Monza: stanno ora cercando di ricostruire la dinamica precisa dell’episodio. La zona dove è avvenuta la sparatoria si trova fra l’ospedale di Rho e la fiera.
Sembra che le due vittime abbiano cercato la fuga nella via Aldo Moro a bordo di una Mercedes di colore grigio, immettendosi in un posteggio a lato strada che non aveva uscita: il che fa pensareche non conoscessero bene la zona. Lì sono stati raggiunti dall’omicida. Feriti a morte, Umberto è rimasto esanime quasi immediatamente, il padre poco dopo il trasporto presso il vicino Pronto Soccorso. Il fascicolo è affidato al sostituto procuratore di turno della Procura milanese, Francesco Cajani, che coordina le indagini.
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