La Caritas a convegno sul futuro degli oratori
Si è svolto al De Filippi il terzo convegno decanale della Caritas varesina, che ha affrontato il problema della marginalità di tanti giovani e le soluzioni per recuperarli
La Chiesa si interroga sul ruolo dell’oratorio e della comunità cristiana nei confronti dei tanti giovani che li frequentano, ma anche di coloro che vivono condizioni di marginalità.
Interrogativi questi che sono stati rilanciati e discussi con forza nel terzo convegno decanale della Caritas varesina che si è svolto oggi al Collegio De Filippi di Varese. Titolo del convengo "La Comunità in ascolto tra evangelizzazione e marginalità", una giornata di riflessione rivolta soprattutto a sacerdoti, operatori pastorali, educatori, operatori sociali, volontari doposcuola, responsabili e e operatori di enti locali e associazioni.
"La constatazione che tanti ragazzi rimangono estranei a quanto la Comunità cristiana va proponendo, – afferma don Peppino Maffi – deve attivare il coraggio e la capacità di una iniziativa intelligente, segno di attenzione e interesse verso i loro problemi. L’iniziativa di oggi vuole essere un’occasione per riflettere su questi temi e per trovare indicazioni e strumenti per operare in favore e con ragazzi, adolescenti e giovani".
Tra gli interventi di questa mattina, quelli di don Marco Bove, collaboratore della Formazione permanente del clero, che ha parlato di "Oratorio tra cultura e missione", e di don Virginio Colmegna, direttore della Caritas ambrosiana, che è intervenuto su "Evangelizzazione e marginalità". Il pomeriggio invece è stato arricchito da tre testimonianze: quella del responsabile del Centro di aggregazione giovanile Kolbe di Varese, di una educatrice del decanato e un referente della parrocchia di Olgiate Molgora.
Un intervento di don Luca Violoni, infine, responsabile della Pastorale giovanile, ha affrontato il tema "Quali prospettive: oggi è già domani".
"Il nostro obliettivo – afferma Mario Salis, responsabile della Caritas varesina per i minori – è quello di cercare di modificare la prospettiva sul modo di porsi rispetto al mandato educativo degli oratori e delle comunità. Occorre offrire percorsi uguali per tutti i ragazzi, anche per quelli più lontani da noi o con problemi e difficoltà. E’ importante lavorare in rete, fra gli enti e le realtà che hanno a che fare con i giovani, come oratori, Caritas, scuola e famiglia".
"Il problema della marginalità – afferma don Luca Violoni – in molti casi si è già posto. E bisogna capire che non è qualcosa di secondario da delegare a degli specialisti, è anche compito dell’oratorio occuparsene. Deve essere un lavoro insito nel progetto educativo dell’oratorio che opera sul territorio. Perché quei ragazzi che sono ai margini, appartengono a un territorio e a una comunità cristiana, che deve imparate ad accoglierli ed ascoltarli".
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