Il primario Beghi: “Una svista, ma l’obiettivo era giusto”
Mantenere i contati coi pazienti. Per questo la Cardiochirurgia scrive agli ex degenti ma un elenco non aggiornato ha creato un piccolo sbaglio
“Si parla spesso della cardiochirurgia di Varese in termini negativi – racconta il primario Cesare Beghi – perché alcune vicende sono finite sui giornali, ma vi posso assicurare che noi ce la mettiamo tutta. Certo, la lettera che abbiamo inviato è stata un errore, se così lo vogliamo chiamare, ma non abbiamo fatto alcuna polemica e ci siamo presi le critiche quando il genero della signora deceduta è venuto al convegno a Tradate e ci ha riferito il suo disappunto”.
Il primario del Reparto Cardiochirurgia, Cesare Beghi, spiega perchè una donna deceduta ha ricevuto una lettera dall’ospedale che la invitava a parlare della sua guarigione (mai avvenuta): “Questi incontri che abbiamo organizzato in realtà sono una cosa gradita, è questo che vorrei spiegare. Servono a mantenere un contatto tra medici e pazienti. Ne abbiamo organizzati tre. Abbiamo degli elenchi di pazienti, abbiamo inviato la lettera per la serata e purtroppo è accaduto che non tutti erano aggiornati”.
Eppure la circostanza che può suonare come una beffa, da parte dell’ospedale, nasconde un lavoro di contatto con l’utenza che non è affatto banale: “Su quella e sulle altre lettere c’è la mia firma, certo. Mi sembrava giusto mandare una lettera per mantenere un contatto costante con tutti i pazienti. Può darsi che sia arrivata una lettera simile anche ad altri parenti che poi sono deceduti, ma non abbiamo avuto altri riscontri polemici. Il signore che vi ha scritto è venuto quella sera, a Tradate, e ha pronunciato un intervento polemico. Io l’ho ringraziato personalmente e non ho assolutamente aggiunto altre polemiche”.
Beghi fa anche un’altra considerazione: “In realtà queste conferenze hanno avuto un buon riscontro e in tantissimi ci hanno ringraziato della disponibilità. Come un cantante, il chirurgo a volte riceve gli applausi a volte qualche fischio. Sono a Varese da tre anni e posso dire di avere sempre spinto per aumentare al massimo i rapporti con i pazienti. Lo dico ancora più chiaramente, il paziente ha sempre ragione per me. Detto questo però rilevo che in reparto abbiamo una mortalità bassissima. Non è a zero, i risultati però sono positivi.
E sulla vicenda in oggetto? “Non abbiamo ricevuto altre notifiche, la magistratura ha fatto il suo lavoro, noi siamo fiduciosi sui risultati”.
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