Gelo in Valcuvia: chiude la Materis, 32 a casa
La fabbrica occupata con presidio permanente. Femca -Cisl: «Da un giorno all’altro un futuro da poveri». L’azienda: «Settore in flessione, problemi per il prossimo biennio»
Per il sindacato l’annuncio della Materis Paints di Cassano Valcuvia è un fulmine a ciel sereno: l’azienda ieri, 29 marzo, ha comunicato la chiusura dello stabilimento per il mese di agosto. Tradotta in posti di lavoro, la decisione si riflette in 32 licenziamenti, fra operai e impiegati. Attorno alle 14 di oggi l’azienda è entrata in sciopero.
«Siamo in presidio permanente – spiega Daniele Magon, segretario generale della Femca Cisl, la categoria dei chimici – dopo questa comunicazione improvvisa e inaspettata dataci dall’azienda. Gli ordini di materiale ci sono, la produzione è ben avviata e nell’ultimo anno non abbiamo fatto neppure un’ora di cassa integrazione».
La Materis Paint (che si incontra lungo la statale 394 sulla sinistra, viaggiando verso Luino, dopo la rotatoria di Ferrera nda) è una multinazionale di proprietà francese che produce vernici e pitture. I siti produttivi italiani sono quattro: Napoli, Lucca, Treviso e Cassano Valcuvia.
«L’annuncio di questa chiusura arriva senza avvisaglie, con molti dipendenti giovani e che hanno deciso di accendere mutui per l’acquisto della casa e per costruirsi un futuro, e che si trasformano in poveri da un giorno all’altro – aggiunge Magon . Questa chiusura colpisce duramente una zona già depressa, come la Valcuvia e costituisce un atto gravissimo: è la riprova che spesso alle multinazionali non importa nulla del futuro dei propri lavoratori».
Al telefono dell’azienda risponde Cristian Padovan, manager del sito produttivo. «Confermo che la notizia è stata data ieri ai dipendenti – spiega – . Arriviamo da un periodo duro, dove già nel 2009 vi fu la messa in mobilità di 12 persone, qui a Cassano Valcuvia. La decisione della sede francese di chiudere è dovuta a due fattori: il primo sta nella flessione dei volumi produttivi degli ultimi cinque anni, in un’ottica di ulteriore contrazione almeno fino al 2014. Il secondo sta nella decisione di spostare la produzione nei siti italiani del Nord Est, dove tra l’altro sono stati aperti negozi di vendita».
Il presidio dei lavoratori rimarrà attivo a oltranza (nella foto, un gazebo), per protestare contro la decisione della proprietà, e per evitare che i macchinari vengano spostati. Ma i margini di manovra per le parti sociali restano a prima vista limitati; lunedì prossimo, 2 aprile, vi sarà un incontro fra la proprietà e le organizzazioni sindacali: «La decisione dell’azienda è quella di chiudere – conclude il manager Cristian Padovan – . Nella riunione di lunedì prossimo verrà trattata soprattutto la questione delle buonuscite economiche».
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