Il welfare in provincia di Varese funziona

Sindacati, imprenditori e istituzioni collaborano nelle politiche attive sul lavoro. Fondimpresa, il fondo interprofessionale per la formazione, nel 2011 sul territorio ha realizzato 193 i piani formativi aziendali, per 123 mila ore di corsi, coinvolgendo oltre 6.000 lavoratori

«Dobbiamo dare atto che la Provincia di Varese in tema di lavoro sta facendo bene con le parti sociali. Lo strumento delle doti lavoro (un insieme di risorse finanziarie destinate alla persona e spendibili in servizi di formazione e servizi al lavoro ndr) è intelligente. Purtroppo la sperimentazione, partita nel pieno della crisi, non ha permesso di tarare lo strumento».
Sergio Moia, della segreteria provinciale della Cisl, dà un giudizio positivo sul welfare territoriale e sulle politiche attive del lavoro in provincia di Varese. La proposta lanciata da Univa nei giorni scorsi ricade su un terreno fertile, perché la collaborazione tra sindacati e associazioni datoriali ha una tradizione consolidata, basti guardare i numeri forniti da Giorgio Fossa, presidente di Fondimpresa, il più importante fondo interprofessionale per la formazione continua, costituito da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil. Nel 2011 in provincia di Varese sono stati  realizzati 193 i piani formativi aziendali, per 123 mila ore di corsi che hanno coinvolto oltre 6.000 lavoratori.
«Fondimpresa – dice Moia – sulle attività tipiche lavora benissimo perché è snella e noi l’abbiamo sperimentato». Il giudizio è meno brillante quando l’azione del fondo è rivolta a progetti non ordinari e svincolati dalla domanda specifica del territorio. «Fondimpresa – continua il sindacalista – ha fatto un bando per il reintegro dei lavoratori in mobilità o in cassa integrazione, dove sono stati stanziati in totale 50 milioni di euro a livello nazionale. Il fondo pagava all’azienda tutti i costi della curva di apprendimento necessaria al lavoratore per essere nuovamente impiegato. Ebbene, di quei soldi ne sono stati utilizzati solo dieci milioni perché i paletti del bando erano troppo rigidi, a partire dal fatto che era rivolto solo ad alcune categorie di lavoratori».
L’attenzione nei confronti dei lavoratori in difficoltà è alla base anche dell’accordo sottoscritto a gennaio tra Confapi e Cgil, Cisl e Uil e dell’attività degli enti bilaterali, anche se l’azione di questi ultimi rimane un po’ sottotraccia. 
In un periodo dove la disoccupazione giovanile ha raggiunto il massimo storico e la rinuncia della ricerca di un lavoro è diventata il segno più evidente della mancanza di fiducia tra i giovani, occorre aprire un ragionamento sull’orientamento scolastico e sull’utilizzo di alcuni strumenti già esistenti. (foto sopra: Carmela Tascone, segretario provinciale Cisl, e Sergio Moia)
«Le politiche attive del lavoro – conclude Moia- sono fondamentali per chi entra nel mondo del lavoro. L’apprendistato dovrà essere più utilizzato, molto di più di quanto lo sia stato fino ad ora. E l’industria dovrebbe cominciare a riflettere: se non esistono figure tecniche, come spesso si lamenta, lo strumento per formarle c’è».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Febbraio 2012
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