Capriole e ritmi blues

Martedì sera all'Apollonio pubblico entusiasta per la tappa varesina di 'The official tribute to the Blues Brothers'

Un martedì sera qualsiasi, in una sonnolenta Varese notturna: ma non per chi ieri sera ha varcato la soglia dell’Apollonio e si è visto trasportato all’improvviso per le vie di Chicago, nel bel mezzo di una retata della polizia, lanciata alla ricerca di due enigmatici e loschi figuri vestiti di nero dalla testa ai piedi e con il viso nascosto da grossi occhiali da sole. Di tappa a Varese, per una sola serata nel corso della tournée europea, ‘The official tribute to the Blues Brothers’ è il vero e proprio tributo ‘ufficiale’ al film cult degli anni ’80 e alle sue star, John Belushi e Dan Aykroyd; il musical, nato nel 1991 da un’idea del regista David Pugh, dopo un paio di fortunati tour in giro per il mondo si è addirittura guadagnato l’investitura di Aykroyd e di Judi Belushi, moglie dell’attore scomparso nell’82. 

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Blues Brothers 4 di 7

Non una riduzione teatrale del musical ma un concerto a tutti gli effetti: a rievocare la trama del famoso film di John Landis solo alcuni indizi sul palco, come l’istantanea apparizione di una suora che rievoca l’orfanotrofio dove i fratelli Blues sono cresciuti, e le irriverenti gag che dagli anni ’80 ad oggi sono state un po’ il tormentone per gli appassionati, fra tutte le famose capriole di John Belushi, che non volle mai accettare controfigure; al ‘clou’ della comicità la metamorfosi dei due, che per una volta hanno abbandonato la divisa nera d’ordinanza per trasformarsi in originali quanto improbabili vespine obese (vedi foto). 

Protagonista assoluta, come dicevamo, la musica (rigorosamente dal vivo): due ore di successi del blues interpretati con maestria da Brad Henshaw e Mark Lawson, gli artisti inglesi che hanno raccolto la pesante eredità di Belushi e Aykroyd, con la naturalezza di un’unica grande canzone, senza una sola caduta di stile. Stupende le voci nere dei coristi della Bluette, decisiva ‘spalla’ per i due, insieme alla bravura dell’orchestra, cui sono bastati sax, batteria, tastiere, chitarra e basso per creare l’atmosfera tipica dei fumosi e frenetici locali blues. Dalla vena malinconica di Sittin’ on the dock of the bay di Otis Redding all’energia di brani come Gimme some lovin’, è una continua emozione per il pubblico dell’Apollonio, che si lascia coinvolgere dall’esuberanza del palco ritmando e cantando le note del rhytm&blues – simpatica l’idea di mostrare agli spettatori il testo del ritornello di Flip Flop Fly  – e si scatena con Everybody needs somebody, grande successo di Solomon Burke e ormai icona dei Blues Brothers.

Indispensabile scenografia, anche gli effetti di luce si sono rivelati decisamente all’altezza delle aspettative (l’impianto, di Patrick Woodroffe, ha ottenuto una nomination agli Oliver Awards), in un trionfo di saette colorate per incendiare il bollente spirito del blues.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Marzo 2006
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