Caso Trotta, la procura ordina l’autopsia
Interviene la magistratura sul decesso dell'uomo in coma conteso tra Italia e Svizzera. Il procuratore capo Grigo: "Ma era curato bene"
La procura di Varese ha disposto l’autopsia sul corpo di Antonio Trotta, il 39enne di Albizzate morto questa notte nella clinica riabilitativa di Brebbia. E dalla Svizzera il tutore e la moglie annunciano che non hanno nulla in contrario sulla sepoltura in Italia. Quest’ultima. Ana, esprime un unico desiderio: «Voglio vederlo per l’ultima volta, so che voleva essere sepolto vicino al nonno».
Trotta era balzato all’onore delle cronache perché, in coma da due anni dopo un incidente in Svizzera, era conteso tra la famiglia italiana e la moglie svizzera. La perizia è stata affidata al pm di turno, Agostino Abate, sarà eseguita presumibilmente nell’ospedale di Cittiglio. La cartella clinica viene presa in consegna oggi, lunedì 1 ottobre, dai carabinieri di Besozzo, a cui è stato affidato il compito di effettuare tutti i rilievi. La procura apre un fascicolo, a scopo precauzionale, ma il procuratore capo di Varese, Maurizio Grigo, ammonisce: «E’ un caso che impone una riflessione – commenta – credo che non sarà ne’ il primo ne’ l’ultimo».
La procura tuttavia non va al di là di un semplice scrupolo. Trotta, ha ricordato lo stesso Grigo, è stata visitato da una commissione di periti che aveva dato un giudizio positivo sulle cure che stava ricevendo a Brebbia.
La vicenda giudiziaria sembra non avrà ulteriori strascichi e lo conferma anche il tutore elvetico, nominato dalla commissione tutoria e riconosciuto come tale anche dal tribunale di Varese: «Antonio voleva essere seppellito in Italia – sottolinea Giuseppe Chianese, l’amico e collega di Trotta che ha seguito dall’inizio il suo caso – e per questo noi non ci opporremo, ci amareggia però leggere di tutte le accuse che ci sono state rivolte. Noi non abbiamo mai voluto che qualcuno staccasse la spina, o che lui non fosse curato adeguatamente, e infatti non abbiamo mai forzato la mano, anche se la legge in teoria ci avrebbe consentito di chiedere il suo ritorno in Svizzera».
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