Stop a TikTok, e cellulare in tasca: nelle valli il social più potente diventa il coro
Margherita Gianola, presidente dell’Associazione Culturale Valcuvia: "Il canto corale è di per sé un importante momento di aggregazione, e fa capire l’importanza di assumersi degli impegni per realizzare progetti comuni"
Lontani dal cellulare, immersi nel mondo reale fatto di sguardi, fatiche dovute all’impegno per raggiungere il traguardo di un lavoro ben fatto, nuove relazioni di amicizia che, chissà, potrebbero arrivare a durare una vita intera sotto l’inscena del canto. Oppure dare un’opportunità professionale, uno sbocco lavorativo in campo musicale.
Ecco che nei piccoli paesi fatti di microscopiche comunità il coro diventa “cool” (nel linguaggio giovanile, che riscuote approvazione o suscita meraviglia, alla moda, fantastico) qualcosa di coinvolgente che aiuta a diventare grandi. Ne parliamo con Margherita Gianola (foto sotto), presidente dell’Associazione Culturale Valcuvia che da anni si occupa di cori e cultura musicale oltre ad essere una delle pietre miliari di MusiCuvia che si presta a concludere la stagione portando a teatro sabato proprio giovanissimi coristi e musicisti.
È davvero così?
«Indubbiamente il gruppo di teen-agers che compone il Junior Coro Valcuvia è molto affiatato, tutti sono impegnati alla realizzazione di un obiettivo comune. Tra loro, col tempo, si è instaurato un rapporto di amicizia e condivisione, che va anche oltre al momento della prova corale».
Il coro diventa anche un centro di aggregazione per i giovani nelle valli?
«Il canto corale è di per sé un importante momento di aggregazione, socializzazione e condivisione di valori, come l’amicizia, la collaborazione, la solidarietà, e fa capire l’importanza di assumersi degli impegni per realizzare progetti comuni. Il legame che si crea tra i ragazzi è fortissimo, perché hanno condiviso esperienze forti ed entusiasmanti, come i concerti lontano da casa (siamo stati a Roma dal Papa, ma anche a Verona, a Venezia, sul Vajont, in Piemonte, in Trentino). E stiamo preparando i bagagli perché a ottobre abbiamo un concerto a Valencia, in Spagna».
Secondo lei da cosa dipende questo atteggiamento: perché ai ragazzi piace?
«Ai ragazzi, in generale, piace stare in compagnia con i coetanei, ma il plus che offre l’attività corale è che il risultato finale è maggiore della somma dell’impegno di ciascuno: ognuno mette la propria voce, la propria capacità, il proprio entusiasmo, e lo vede moltiplicato dalla forza del gruppo. Nel coro non ci si sente giudicati, perché ciascuno sa di poter essere di aiuto all’altro».
A che età si può cominciare a partecipare alle attività di un coro?
«L’Associazione Culturale Valcuvia, che è stata fondata proprio per sostenere e promuovere i Piccoli Cori Valcuvia, ha istituito tre corsi distinti in base all’età: i bambini in età prescolare, nel “Baby Coro”, sono introdotti gradualmente alla coralità attraverso attività musicali che li divertono e li avvicinano al concetto di “fare musica insieme”. È solo dai sei anni che offriamo loro la possibilità di seguire le lezioni di coro, in quanto a questa età riescono a relazionarsi in un modo diverso tra loro e con la direttrice, avendo più capacità di attenzione. Arrivati agli 11/12 anni possono passare al Junior Coro, un gruppo più autonomo nella scelta del repertorio, e ancor più performante. Sono molto soddisfatta del lavoro che stiamo portando avanti sia dal punto di vista musicale, che da quello umano. E dei Junior Coristi vado davvero fiera».
Esiste una relazione fra i cori di giovanissimi e la cultura locale, magari legato alle tradizioni o ad altre forme artistiche, come il teatro?
«Grazie al dinamismo delle socie Serena Pilotto, Giuliana Cassarà e Nicoletta Pozzi, abbiamo potuto avviare i due progetti “Tra le radici”, che hanno compreso la realizzazione e la messa in scena di uno spettacolo basato sulle leggende del Varesotto, alle cui repliche hanno assistito più di 900 bambini delle scuole primarie con i loro maestri; le canzoni originali di L. Saccol sono state poi trasformate in video musicali i cui attori sono stati i nostri stessi coristi, e sono disponibili su Youtube.
È capitato che i bambini abbiamo cominciato a far cantare anche i genitori?
«Certamente! Spesso i genitori mi chiedono addirittura perché non istituiamo anche il coro dei genitori, ma purtroppo non è previsto questo ulteriore percorso formativo. È comunque molto importante l’appoggio dei genitori: siamo sempre molto riconoscenti per il loro entusiasmo nel sostenere i loro figli partecipando attivamente e in modo propositivo ai molti progetti che suggeriamo. E durante i concerti c’è sempre il momento nel quale i genitori possono intervenire cantando e persino ballando!»
Tutto pronto per il concerto di sabato?
«I ragazzi sono prontissimi, e molto felici anche per il fatto saranno accompagnati da una band di giovani musicisti molto bravi, la Musaico Band. Hanno già fatto prove insieme in teatro ed è stato entusiasmante: la chitarra elettrica, la batteria, la tastiera e persino un violoncello elettrico, sul palco con loro, danno una forte carica di energia. Colgo l’occasione per ringraziare il presidente di MusiCuvia Andrew Jolliffe e tutto lo staff e i sostenitori di questa rassegna, perché credono sul serio nella potenza della musica, senza discriminazione alcuna. Io stessa, che ho una formazione musicale radicalmente classica, mi sono avvicinata al genere pop tramite il contatto con i ragazzi, e devo dire che ho scoperto, con sorpresa, quanta bella musica ci sia anche tra gli autori di oggi».
SING!
Sabato 28 settembre 2024 Teatro SOMS di Caldana – Cocquio-Trevisago (VA) alle ore 20.45
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