Fondazione, l’allarme partì già un anno fa

Il sindaco Guenzani ha reso pubbliche le relazioni. Il revisore dei conti dell'ente a ottobre 2010, prima di dimettersi, mise in guardia tutti: "Potenziale pericolo per fornitori e dipendenti"

 «Non si deve insistere sugli errori del passato, ma trarne insegnamenti positivi». Il sindaco Edoardo Guenzani ha risposto così, in consiglio comunale, alle critiche piovute per la liquidazione della Fondazione Culturale. Una liquidazione che – ha sottolineato – non è stata decisa dal Comune, ma è derivata dagli errori compiuti e da una situazione che già un anno fa era ormai durissima, al punto che il revisore contabile Ugo Gaspari stava segnalando a tutti – al Cda della Fondazione, all’amministrazione comunale, a Provincia e Regione – la situazione a suo dire ormai quasi irrecuperabile e che metteva a rischio dipendenti e fornitori.

«Non si deve dare giudizi sulla base di disinformazione che distorce i fatti» ha replicato il sindaco, che ha respinto anche la definizione di «sindrome di Savonarola» e «caccia alle streghe» evocate nei giorni scorsi dal PdL (che ha ripreso il tema polemico nel corso del consiglio comunale, per bocca di Giuseppe De Bernardi Martignoni). Al di là della sintesi, però, sono state le parole della fredda relazione illustrata da Guenzani a chiarire alcuni passaggi, che parlano di una Fondazione in crisi da anni e sul baratro già nei mesi scorsi, mentre ancora la Provincia di Varese (ente di sorveglianza) non aveva ancora attivato alcuna verifica.

Guenzani ha citato diversi documenti, a partire dalla relazione del 20 ottobre 2010, un anno fa, in cui il revisore dei conti Ugo Gaspari segnalava che la Fondazione si trovava "in condizioni di crisi economica e di squilibrio finanziario ed ha presentato perdite significative sia nell’esercizio chiuso al 30/06/2010 che nell’esercizio precedente". Gasparo aggiungeva già allora che "gli amministratori non hanno, ad oggi, proposto iniziative per ripristinare l’equilibrio economico e finanziario, che è difficilmente riequilibrabile a fronte di una negatività di patrimonio netto di Euro 885.006,00". Una situazione grave che confermava i suoi seri dubbi "sulla possibilità di continuità aziendale" e diceva di non poter dichiarare che il bilancio fosse stato redatto "con chiarezza" e rappresentasse "in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria ".

Pochi giorni dopo, il 25 ottobre 2010, lo stesso Gaspari rinviava gli atti al prefetto di Varese, all’ Ufficio controllo e vigilanza sull’amministrazione e sulle fondazioni: spiegava che il fondo patrimoniale che all’origine (2005) ammontava a 790mila euro si era ridotto "per effetto delle perdite di esercizio" e che la perdita finanziaria era arrivata a 932.494 euro, "superano enormemente il fondo di dotazione di soli € 47.488,00". Lo stesso Gaspari, poi, conferma allora di aver "da tempo segnalato al Cda ed al socio di riferimento Comune di Gallarate che […] la Fondazione non è più in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni". Ma non solo: il revisore contabile mette nero su bianco di "essere da tempo in aperto disaccordo con il Cda della Fondazione che prosegue nello svolgimento delle attività senza avere preventivamente ripianato le perdite né ricostituito il fondo di dotazione, con potenziale pericolo di danno economico per i dipendenti ed i soggetti terzi che in condizioni di normalità fanno affidamento sul patrimonio della Fondazione"

Situazione difficilissima dunque. Però ancora in quei giorni la Fondazione andava avanti con le sue attività, essendo proprio allora alle porte la nuova stagione: il 9 novembre 2010 Gaspari, che sembra sempre inascoltato,  inviò una relazione anche alla Regione (ulteriore ente di controllo che era informato della situazione) in cui diceva che il CdA aveva confermato "la volontà di proseguire nello svolgimento della stagione in corso senza possedere reali opportunità di ripiano delle perdite pregresse, e facendo affidamento su un contributo straordinarioda parte del Comune di Gallarate (di importo non determinato) e che non trova riscontro in alcun atto ufficiale". Non c’erano soldi, ma solo una vaga promessa e per questo il revisore dei conti aveva chiesto lo scioglimento della Fondazione e di fermare ogni attività per non rendere più pesante il deficit.

A questo punto, pochi mesi dopo, a gennaio, il Comune mise finalmente la testa sulla questione: Massimo Bossi, vicesindaco facente funzioni, incaricò una commissione con i massimi dirigenti del Comune che facesse chiarezza. Il gruppo di lavoro ad aprile – quando le elezioni erano ormai alle porte – scrisse che il debito verso i fornitori di generi e verso gli istituti di credito aveva raggiunto livelli molto preoccupanti, "rispettivamente oltre un milione di euro e oltre 216.000,00 di euro al 31.12.2010". E si ricordava che nel frattempo erano stati "presi accordi per la gestione di singoli eventi e manifestazioni su delega comunale, dove il Comune ha trasferito anticipatamente i fondi necessari," ma che i fornitori non erano ancora stati pagati" . sempre i dirigenti dicevano che il Comune avrebbe dovuto mettere 932.494 euro, cui si dovevano aggiungere 250mila euro per rimborso manutenzioni.

L’amministrazione comunale non si mosse, ma – più strano – nemmeno la Provincia, per mesi, si era mossa: l’ufficio dedicato al controllo delle Fondazioni (dipendente dall’assessorato alle Politiche Sociali retto da Christian Campiotti) si mosse solo il 31 maggio 2011 – quando, tra l’altro, era cambiata anche l’amministrazione comunale, dopo la vittoria del centrosinistra – per chiedere chiarimenti sulle condizioni dell’ente privato e sulle prospettive. E così si arriva ai giorni nostri, all’autoscioglimento deliberato dal Cda presieduto da Mario Lainati. Ora la questione delle responsabilità sarà al centro della prossima commissione cultura convocata per il 19 ottobre: sarà ascoltato anche l’ex sindaco Nicola Mucci, che aveva chiesto audizione per spiegare la vicenda

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Pubblicato il 14 Ottobre 2011
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