Esami solo se e quando necessari: i gastroenterologi dettano le regole per contenere le liste d’attesa
Si chiamano RAO e sono stati definiti da Agenas per tutte le specialità. Tra i primi ad adottarli i gastroenterologi che hanno definito come e con quale priorità chiedere l'endoscopia del tratto digestivo
Appropriatezza prescrittiva e tempi d’attesa. La società scientifica di gastroenterologia adotta i “RAO” per rivedere le modalità diagnostiche collegati alle patologie: « I RAO sono “raggruppamenti di attese omogenei” stabiliti da Agenas – spiega il dottor Sergio Segato, Direttore della Gastroenterologia dell’Asst Sette Laghi – Esistono per diverse specialità ed esami diagnostici. Come società, siamo molto sensibili al tema dei tempi ma anche della correttezza prescrittiva. Abbiamo quindi deciso di dare concretezza a quelle indicazioni che Regione ha già recepito in una DGR. In questo modo rendiamo omogenei i percorsi diagnostici per le diverse patologie».
In Italia si calcola che un esame endoscopico su 4 non è supportato da ragioni scientifiche valide. Per contenere la richiesta e migliorare la capacità di offerta in linea con le necessità, sono state aggiornate le linee guida sull’utilizzo dell’endoscopia del tratto digestivo superiore e inferiore: « Le richieste andranno suffragate da motivazioni cliniche specifiche – racconta ancora il gastroenterologo – Quanto ai tempi che dovranno essere indicati, abbiamo definito i fattori che determinano le diverse priorità. Nel nostro settore non abbiamo richieste urgenti con la U ma non perchè non ci siano urgenze in gastroenterologia, ma semplicemente perchè le urgenze vanno affrontate con estrema velocità. Quindi parliamo di casi, come emorragie o corpi estranei, da trattare in pronto soccorso. Negli altri casi si distingue: hai sangue occulto fecale e devi fare la colonscopia? Sì. Entro 10 giorni? No, il tempo corretto è entro un mese. Fai fatica a deglutire e devi fare la gastroscopia? Si. Entro 10 giorni? In questo caso l’indicazione del tempo è corretta».
Lo sforzo fatto a livello scientifico è quello di definire percorsi che abbiamo un fondamento medico scientifico e non burocratico amministrativo: « Per arrivare alla correttezza prescrittiva, faremo corsi di formazione sia con i colleghi specialisti ospedalieri sia con i medici di medicina generale. Abbiamo programmato un incontro con i medici curanti dopo l’estate per condividere le linee guida che poggiano su indicazioni mediche sia a livello di indagini sia dei tempi in cui queste si devono svolgere».
Le linee guida non costituiscono obblighi per i prescrittori ma indicano modalità operative condivise e suffragate da evidenze scientifiche.
Il modello RAO potrebbe accorciare le liste d’attesa ma non le azzererà: «È un problema legato all’offerta – spiega ancora il dottor Segato – Noi, ogni anno, eseguiamo tra i 17.000 e i 18.000 esami endoscopici. Oltre non riusciamo perchè ne verrebbe compromessa la qualità. L’esame prevede che si inserisca un tubo nell’apparato digerente: è una procedura complessa, che prevede una preparazione accurata prima, l’assistenza al paziente che viene sedato e poi la sanificazione dell’ambiente e dello strumento. Il tempo previsto è tutto necessario perché l’esame sia di qualità e in sicurezza».
In periodo di forte sbilanciamento tra domanda e offerta si possono solo definire le priorità: « I criteri che abbiamo stabilito mirano a evitare prescrizioni inappropriate. Non si può dare tutto a tutti: i medici, con le linee guida redatte in modo scientifico, potranno essere più aderenti al vero bisogno di salute».
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