Senaldi: “L’esperienza locale per dare più concretezza alla politica”

Il vicesindaco della città, è candidato alle primarie per la scelta dei Parlamentari del Pd. Tra i temi sollevati: Malpensa, il ruolo dei Comuni, la necessità delle riforme, la difesa delle aree non edificate

«Chi vede i volti, le fatiche e le gioie dei cittadini comuni, davvero ha una capacità in più di ottenere risultati». Angelo Senaldi oggi è uno dei candidati alle primarie per i Parlamentari del Pd: è dirigente in azienda, per anni è stato anche consigliere comunale d’opposizione, da un anno e mezzo è il vicesindaco e assessore all’urbanistica del Comune di Gallarate. Ora è convinto che questa esperienza concreta sia un elemento di forza, anche per riavvicinare i cittadini alla politica. «La candidatura è nata da una serie di considerazioni fatte con un gruppo di amici non solo gallaratesi: la volontà di dare una rappresentanza istituzionale anche ai livelli superiori per una città come Gallarate che non ha rappresentanti in Parlamento da tempo». La rappresentanza alla città («che è polo attrattore, che ha vicino un problema-opportunità come Malpensa, che sta vivendo una crisi pesante dal punto di vista del lavoro») è considerata un’occasione «un po’ per tutto il sud della Provincia». «Chi amministra oggi crede serva una concretezza amministrativa che invece non si riscontra nella politica di questi anni: chi vede i volti, le fatiche e le gioie delle persone credo abbia una capacità di realizzazione dei progetti superiore. Quasi che si possa colmare il solco tra cittadini e politica».

Tra tanti temi e urgenze, quali sono le attenzioni specifiche da cui partirebbe il suo lavoro?
«Tre attenzioni che nascono dall’esperienza: la necessità di semplificazione di uno Stato troppo burocratizzato, che ha mille leggi, che impone a imprese e cittadini una serie di gravami che non rende competitiva l’Italia sul mercato globale, che cambia a velocità. Semplificazione non vuol dire deregalamentazione e laissez-faire, ma avere norme chiare e precise da far rispettare: se non superiamo questo ostacolo, non supereremo la crisi. Secondo: ridare valore al ruolo degli enti locali, che sono stati penalizzati in modo incredibile negli ultimi dieci anni. Riportare il Comune e le altre istituzione intermedie al loro ruolo e far “dimagrire” un po’ lo Stato centrale deve diventare davvero una priorità: ogni luogo ha necessità che non possono essere comprese solo dal livello centrale ma che devono essere lette e interpretate dal livello locale. Terzo: il lavoro e in particolare lavoro giovanile. Aggiungo poi un quarto punto: deve esserci una espressione di sobrietà da parte dei politici dalla quale non si può più prescindere. Le riforme – il superamento del bicameralismo, la riduzione del numero dei Parlamentari – non fatte devono essere punto centrale della prossima Legislatura, non può essere l’interesse di chi è in Parlamento a pregiudicare la funzionalità dello Stato e l’interesse generale. Così invece è stato negli anni passati». (Nella foto un momento della serata di giovedì a Varese)

Un punto specifico: dalla base del Partito Democratico in questi giorni è venuto un appello ai candidati perchè esprimano posizioni chiare rispetto a Malpensa. Il Pd ha una linea ufficiale, ma a volte emergono anche alcune divergenze: come la si interpreta? E alla presenza di Malpensa è collegato anche quello di altre infrastrutture: quali sono quelle necessarie?
Partiamo da Malpensa: la posizione di contrasto al MasterPlan di Sea è stata espressa anche dal Comune di Gallarate (che fa parte dell’area vasta di Malpensa), già dall’anno scorso abbiamo espresso un parere che chiede almeno una Valutazione Ambientale Strategica, che dice come i dati Sea a sostegno della terza pista siano contraddetti in questo periodo, che senza quell’incremento del traffico crolla il castello che sostiene il progetto della terza pista e soprattutto crolla l’idea di inserire nel sedime aeroportuale le infrastrutture logistiche e direzionali che il Master Plan prevede. Non serve incrementare l’aeroporto, serve lavorare per attrarre altre compagnie aeree. Ma per fare questo non serve l’espansione dell’aeroporto, ma la qualità dei servizi aeroportuali che è necessaria.

Quali sono invece le opere di trasporto prioritarie?
Dico un’opera che considero non prioritaria: il tunnel ferroviario che colleghi Varese a Malpensa, sotto Moriggia. Sarebbe un’opera faraonica, che probabilmente non verrà mai fatta per il costo astronomico, ma che pone una serie di problemi ed è molto impattante anche per altri Comuni. Non verrà mai fatta, ma per ora sulla carta resta: per questo vale la pena cancellarla per permettere certezze sul futuro ai cittadini.

Però c’è anche una domanda di trasporto…
Una infrastruttura ferroviaria per Malpensa serve, già esiste collegamento via Busto Arsizio su cui si è investito in passarto: serve potenziare quello che esiste. Rispetto ad altre infrastrutture, penso che uno studio diverso per la Variante Statale 341 avrebbe permesso di evitare un impatto così pesante come quello che avrà, in particolare sulla parte già finanziata, che prevede un viadotto lungo chilometri che taglierà le aree verdi a Sud di Gallarate.

Passando all’aspetto politico: al di là del riferimento “territoriale”, la candidatura è anche un riferimento dal punto di vista politico: vale ancora la divisione tra le culture politiche di origine, quella del cattolicesimo popolare e quella di sinistra?
No, credo che sia una divisione interna che sia archiviata, soprattutto con le ultime primarie  che hanno davvero provocato un rimescolamento delle culture di origine straordinario, con il riconoscimento della guida di chi ha vinto. Io credo che con le primarie si è configurato un partito dove possono convivere anime diverse, come in tutti i partiti di centrosinistra europei. Anime che convivono intorno ad una cultura di riforma e di attenzione al cambiamento che unisce.

Parlando di riformismo, come ci si pone rispetto all’ “agenda Monti”, tema caldissimo di questi giorni?
L’ho letta: mi sembra ponga una serie di questioni, più che soluzioni. Su alcune questioni poste siamo assolutamente d’accordo.

Ad esempio?
Per esempio sulla visione dell’Europa, su un orizzonte europeo della politica italiana. Che non vuol dire creare nuova burocrazia che si stratifica su quella che abbiamo, ma avere per i cittadini e per le imprese una prospettiva che sia più ampia del proprio territorio: l’Europa è la dimensione che ci consente di essere . Allo stesso modo per l’attenzione alla scuola e all’istruzione. Ma si deve capire quali sono le soluzioni, che possono essere diverse: è su questo che ci si distingue. Di nuove strade, di soluzioni risolutive l’agenda Monti non ne propone. Noi dobbiamo però stare attenti all’equilibrio oltre cui si rompe la coesione del Paese, un equilibrio tra tassazione per il risanamento dei conti e la sopravvivenza delle famiglie e delle imprese. Non si può scatenare una guerra sociale: serve ridurre gli sprechi, razionalizzare al massimo, affrontare seriamente la questione della patrimoniale come esiste in tanti Stati europei, senza caricare i Comuni del ruolo di esattore per lo Stato, un ruolo che non compete ai Comuni.

Già prima si citava il ruolo degli enti locali: che finanziamento devono avere? Vista anche l’esperienza faticosa dell’Imu
Serve sicuramente responsabilizzare i Comuni, avendo attenzione a situazioni di emergenza e difficoltà particolare: le risorse non devono essere “girate” allo Stato centrale. Il Patto di stabilità deve essere assolutamente superato come criterio: se aveva una ragione come strumento per accumulare risorse per investimento, si è rivelato un blocco ai pagamenti, un sistema perverso che fa ritardare i pagamenti e si riversa sui fornitori e le imprese locali. Si deve davvero dare capacità impositiva locale che finanzi i Comuni, così che il Comune possa spendere e spiegare le scelte che fa. Poi attenzione: i servizi hanno costi e spesso le politiche sociali sono state riversate sui Comuni. L’ultimo esempio qui a Gallarate: abbiamo dovuto usare per spesa sociale 60mila euro di fondo di riserva perché è saltato un finanziamento dalla Regione previsto a gennaio non è stato erogato a causa dei tagli.

Sempre a proposito di finanziamento dei Comuni, in questi anni è esploso sempre più l’uso del territorio da cui trarre risorse. Si può superare questo approccio?
È emblematica la fotografia che fa Legambiente: dice che il territorio è arrivato a un livello di saturazione che, se superata, porterebbe rischi alla salute e alla qualità della vita. Le città devono difendere aree verdi e recuperare le aree già costruite: ogni volta che si recupera con nuovi edifici aree già utilizzare, si deve riportare a verde altre aree dismesse. Servono strumenti legislativi nazionali, ma anche strumenti di gestione a livello regionale e locale.

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Pubblicato il 28 Dicembre 2012
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