“Facciamo tante raccolte, manderemo i documenti in Comune”
Abbiamo contattato l'associazione privta Croce Italia di Monopoli, che si difende. Dieci anni fa c'era stata una indagine: "Si è fatto il processo e abbiamo vinto. Pubblicheremo la sentenza sul sito"
«Manderemo tutti i documenti in Comune. Sono vent’anni che siamo attivi, stiamo portando avanti diverse raccolte, ma è sempre più difficile farle da quando ci sono le società che mettono i cassonetti e chiedono di lavorare in esclusiva». Francesco Rizzi della “Croce Italia” di Monopoli risponde così ai dubbi del sindaco di Cassano Magnago sulla raccolta di abiti e scarpe usati attivata nella cittadina: la società di Monopoli (che gestisce un servizio di ambulanza, con trasferimenti anche verso centri sanitari all’estero) conferma di aver attivato la raccolta a Cassano grazie al «referente locale di Busto Arsizio, Marco Gorla» e si dice pronta ad inviare in Comune a Cassano la documentazione sulla società. Di più: a chiarire anche grazie al sito web, dove il nome “Croce Italia” è associato ad una indagine svolta dalla Guardia di Finanza di Monopoli: i militari delle Fiamme Gialle definivano il sodalizio «un’associazione fantasma». Oggi i vertici della Croce Italia dicono che è tutto chiarito: «Dieci anni fa c’è stata una indagine, c’è stato il processo, abbiamo poi vinto la causa» dice Rizzi. «A questo punto faremo pubblicare la sentenza sul sito».
Non è curiosa una raccolta fatta a centinaia di chilometri dalla Puglia? Rizzi dice che «a Milano sono rimaste amicizie che si attivano sul territorio», aiutando ad organizzare la raccolta. «Poi ci avvaliamo a volte anche di aziende per il ritiro e la raccolta dei materiali, che ci vengono pagati». Per il resto, la Croce Italia dice che le raccolte sul territorio sono tante e che esiste un problema diffuso: «Sempre più spesso vengono installati cassonetti da organizzazioni che poi chiedono ai sindaci l’esclusiva. Ci è già capitato altrove». Dove? «In vari altri Comuni».
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