Maker: il “fare” nella nuova economia
Al Congresso 2013 di Confartigianato Imprese Varese – “L’impresa del futuro è artigiana” – ci saranno anche loro, i maker, nella figura di Davide Gomba, amministratore delegato di Officine Arduino
Al Congresso 2013 di Confartigianato Imprese Varese – “L’impresa del futuro è artigiana” – ci saranno anche loro, i maker, nella figura di Davide Gomba, amministratore delegato di Officine Arduino.
Chi sono o cosa sono i maker? Nella definizione di Cory Doctorow, curatore di Boing Boing (blog associato al movimento culturale contemporaneo dei maker) è “gente che modifica meccanismi e hardware, modelli di business e soluzioni abitative, per scoprire modi per tirare avanti e vivere felici anche quando l’economia va a finire nel cesso".
Massimo Banzi, fondatore nel 2005 del progetto Arduino, ne offre una visione non così diversa: «I maker non sono nerd, anzi sono dei tipi piuttosto fighi che si interessano di tecnologia, design, arte, sostenibilità, modelli di business alternativi». In sintesi, i maker rappresentano – ma non è tutto – «un’estensione su base tecnologica del tradizionale mondo del fai-da-te». Ed è per questo che la contaminazione tra le nuove generazioni del “fare” e gli imprenditori di generazioni del passato sembra più che mai necessaria per poter affrontare una new-economy artigiana.
A chiarire il tema dei maker è Davide Gomba: «Quando mi chiedono di definire i maker mi viene sempre in mente il padre di una mia amica che si era costruito un taglia-erba con il motore di una lavatrice. Cosa unisce lui al giovane quadcotterista che si incide il circuito scaricato da internet per farsi una unità inerziale? O al ragazzino che si stampa un giocattolo con una stampante 3d? Probabilmente la necessità / esigenza di risolvere un problema. Di adattare oggetti esistenti (o crearne nuovi) per assecondare un bisogno».
Quindi, adattare strumenti e mezzi ai propri bisogni. «Questa affermazione é abbastanza facile – prosegue l’amministratore delegato di Officine Arduino – ma é altrettanto vero che oggi viviamo in un mondo in cui c’é un modo “giusto” per usare ogni strumento, ogni prodotto. Se non lo usi come é stato “definito” da qualcun altro, commetti un peccato capitale e sei punito dalla legge con la perdita della “garanzia”. Questo meccanismo fa spesso a pugni con i maker, che dicono (dei prodotti) “Se non lo apri non lo possiedi veramente” (If you don’t open it you don’t really open it)».
Conclude, Gomba: «Questo approccio alla società dei consumi mette in crisi una serie di concetti che sono stati alla base del “prodotto” del secolo scorso: i diritti del cliente (del proprietario) finivano dove iniziava il meccanismo (circuito, imbottitura, funzionamento) dell’oggetto in questione. Questa separazione oggi non soddisfa più un segmento di mercato». Ed è anche questo l’obiettivo dei maker che, attraverso l’open-source(il mettere a disposizione le conoscenze a chiunque voglia avvicinarle non solo per dotarsene ma anche per modificarle e migliorarle), si stanno dirigendo a passo spedito verso la realizzazione di una vera rivoluzione industriale.
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