Frana di Somma, due anni e nessuna soluzione

La valle segnata da una ferita grigia, una casa crollata e una inagibile. A distanza di molto tempo, il progetto definitivo è ancora in attesa: il Villoresi ha una proposta, il Comune non è d'accordo. E pesa anche l'incertezza sulla vicenda giudiziaria

Nella notte del 1 maggio 2012, sotto piogge torrenziali, duemila metri cubi di terreno si staccavano dalla collina del Belvedere precipitando nella valle del Ticino: era l’inizio della frana di Somma Lombardo, destinata ad ampliarsi nel giro di poche settimane. A distanza di due anni e mezzo esatti, la frana è stata regolarizzata, è stata riaperta la strada lungo il fiume, ma il progetto di recupero complessivo deve ancora essere definito e rischia di finire vittima (anche) delle incertezze sul fronte giudiziario: il 7 ottobre scorso Comune, Parco del Ticino, Consorzio Est Ticino Villoresi si sono ritrovati per fare il punto, ma il risultato è stata una fumata nera, un rinvio del progetto per il mancato accordo sulle risorse necessarie. L’intervento presentato costa 4 milioni di euro, ma non convince il Comune, che dice ora di non essere in grado di garantire risorse.

Il progetto è affidato al Consorzio Est Ticino Villoresi e prevede una spesa complessiva di € 4milioni di euro, di cui 2,7 per lavori, per ricostruire un profilo a gradoni, mettere in sicurezza l’area e consentire anche un recupero visivo della collina che affaccia sul "canalone", una delle zone più affascinanti del corso del Ticino (sotto, la foto satellitare di Google, clicca qui per vedere com’era prima). La quota del terreno verrebbe riportata a 250 metri, 5 in meno della quota originaria. La soluzione non piace del tutto ai proprietari dei terreni, ma in conferenza dei servizi è stato però soprattutto il Comune di Somma a fermare tutto, o meglio – dicono gli assessori – a rinviarlo: «Hanno presentato una soluzione che presenta alcune criticità» dice l’assessore al territorio Alberto Bilardo. «In particolare l’attuale conduttura fatta da ATO dovrebbe essere demolita»: 135 metri di condotta realizzata nella fase d’emergenza ma che «ricostruita per essere definitiva». Più in generale, però, la delibera del Comune contesta anche i costi di realizzazione, considerati troppo elevati: la Regione metterebbe 2,6 milioni, Provincia e Parco del Ticino 262mila euro, ma gli altri 800mila vengono dal Comune. Che oggi non ha messo l’importo a bilancio, neppure tra le opere triennali.

«Dobbiamo spendere quattro milioni di euro nel momento in cui non si sa chi è responsabile» ricorda anche il collega di giunta Alberto Barcaro, assessore ai lavori pubblici. «Regione Lombardia ha specificato che chi sarà ritenuto colpevole dovrà pagare il danno fatto: noi come amministratori andiamo più che cauti». E qui si apre l’altro capitolo: il processo è in alto mare e rischia persino di ripartire da capo, dopo l’addio del giudice Chionna, indagato dalla Procura di Brescia, e la sua sostituzione con un altro magistrato. Tra società Amsc che gestiva il depuratore, gli amministratori presenti e passati della stessa Amsc, sindaci presenti e passati, non si chi (e se) dovrà pagare di tasca propria. E Somma è nella situazione più anomala: con il sindaco a processo e un ente che si costituisce parte civile.

L’assessore Bilardo traccia così la linea del Comune di Somma: «Minimizzare il costo, facciamo meno ma facciamolo subito. Una soluzione minima per mettere in sicurezza secondo me va fatta entro fine anno, perché non faccia danni a cose o persone». Ci sono rischi? «Va appurato, è tutto oggetto di perizia». La frana ha inghiottito una villa, quella della famiglia Rovelli, e ancora oggi c’è chi non può usare la sua casa, accessibile sì, ma non direttamente (la casa della famiglia De Santi, un tempo affittata da Patricia Puetgens). A distanza di due anni e mezzo, la vegetazione infestante sta invadendo la lunare distesa di ghiaia e sassi (nella foto, oggi) che ha ferito la valle del Ticino.

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Pubblicato il 31 Ottobre 2014
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