Gli industriali: “Adesso basta, non vi crediamo più”

Il decreto Lupi rischia di affossare l'aeroporto. Il commento di Giovanni Brugnoli, presidente di Univa: "Ci sentiamo presi in giro: dov'è la difesa dell'interesse nazionale?"

«Su Malpensa il fallimento della politica è trasversale, riguarda tutti. Ci sentiamo presi in giro». Usa parole dure Giovanni Brugnoli, presidente dell’Unione Industriali di Varese, commentando il decreto Lupi, il decreto "Sblocca Linate"che rischia di affossare Malpensa. «Pochi provvedimenti sono stati negli ultimi anni così forieri di danni per il nostro territorio. Il Decreto Lupi contiene tutto ciò che temevamo. Poco importa che la si chiami liberalizzazione oppure no. Ormai siamo all’assurdo. Da una parte si giustifica l’abbattimento di qualsiasi limite temporale legato ad Expo ai nuovi collegamenti su Linate per dare un minimo di stabilità e prospettive al provvedimento, dall’altra però ricordiamo che a una compagnia, Emirates, che ha voluto puntare su Malpensa per la tratta verso New York si è voluto imporre un termine di 18 mesi per valutarne gli effetti. Alla faccia della coerenza. La realtà è che il decreto è stato studiato, evidentemente, fin da subito senza barriere temporali e per questo ci sentiamo presi in giro. Altra assurdità è che con questo provvedimento il Governo danneggerà la più importante infrastruttura del Nord Italia e, per di più, drenerà traffico aereo non solo a Malpensa, ma a tutto il Paese. I vantaggi per gli altri hub europei sono fin troppo evidenti. Dov’è la difesa dell’interesse generale e nazionale in questo decreto?». Brugnoli sottolinea l’assurdità di un provvedimento che va anche in direzione contraria rispetto agli investimenti pubblici faticosamente ottenuti anche in questi ultimi anni:  «A questo punto a cosa serve il collegamento tra T1 e T2 in costruzione? Che senso ha studiare ipotesi sull’alta velocità al servizio dell’aeroporto?» si chiede il presidente degli industriali varesini. «Perché cercare di portare persone dove non ci sono voli? La vera questione oggi è portare aerei, rotte e slot a Malpensa. Tutto il resto è un contorno, sì necessario, ma che rischia di essere del tutto inutile in termini di rilancio.  Ora basta. Non ci sentiamo di credere più a nulla. Non crediamo alle promesse o ai piani che fanno di Malpensa un aeroporto strategico (e non potrà certamente esserlo solo con le merci). Strategico Malpensa lo diverrà solo coi fatti: solo con la liberalizzazione delle rotte intercontinentali e la piena libertà di accesso a Malpensa dei vettori internazionali. Una vera apertura al mercato. Di ben altre rassicurazioni hanno bisogno imprese e lavoratori. Da quando Malpensa è stata inaugurata tutti gli esecutivi che si sono succeduti (indipendentemente dal loro colore) ne hanno sottolineata l’importanza, ma senza atti concreti e sufficienti al suo effettivo sviluppo. E anche a livello locale non è stato certamente fatto quello che era necessario per ottenere i risultati sperati. Ciò ha comportato l’impossibilità di difendere nelle giuste stanze una delle più importanti “industrie” locali, il principale bacino occupazionale della provincia. Abbiamo vissuto come imprese e territorio, e ancora viviamo, una realtà fatta di piccoli tanti tasselli sui quali si è costruita un’azione di sistematico annientamento di Malpensa, di cui il decreto Lupi rappresenta solo l’ultimo atto. Un atto coerente con la politica portata avanti fino ad ora: priorità assoluta agli interessi di Alitalia, per altro legittimi, legati a Linate, sacrificando sull’altare Malpensa e le sue legittime aspettative di crescita. È da 15 anni che assistiamo sempre allo stesso film. E, a quanto pare, anche questo governo non vuole fare eccezione. Se non è così il Ministro Lupi ci smentisca con atti concreti, che non può essere il semplice inserimento di Malpensa tra gli aeroporti considerati strategici dal Piano Nazionale, presentato ieri».
Da Brugnoli arriva anche un invito a superare le differenze politiche e a muoversi all’unisono, appunto nell’interesse del territorio ma anche per l’interesse nazionale dell’Italia: «Ai parlamentari locali e a tutte i rappresentanti politici del Varesotto chiediamo di fare almeno una volta fronte comune. Che non si cominci la solita stucchevole gara su chi ha fatto di più per Malpensa. Nel dubbio la risposta la diamo noi subito: nessuno, o per lo meno non abbastanza. La cronaca parla chiaro: su Malpensa il “fallimento” è trasversale e coinvolge tutti. Fateci ricredere: se gli effetti del decreto saranno quelli ipotizzabili, almeno si cerchi di garantire la liberalizzazione di Malpensa che funziona bene e costituisce ancora, nonostante tutto, una grande opportunità. Non smettiamo di crederci».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Ottobre 2014
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