I contadini svizzeri assumono i rifugiati
L'Unione Svizzera dei contadini apre ai migranti che già vivono nei cantoni: stipendio in linea con i minimi sindacali e insegnamento di una lingua

Una soluzione semplice ad un problema complesso. L’ hanno trovata gli agricoltori svizzeri che con la loro “apertura” troveranno una collocazione ai rifugiati in Svizzera e allo stesso tempo risolveranno la questione della mancanza di manodopera nei campi.
Ecco in sintesi qual è il progetto che partirà il 1° giugno 2015 (qui la nota ufficiale)
Coinvolgerà dieci fattorie in Svizzera nell’arco di tre anni, una delle quali è in Ticino sul Piano di Magadino. L’accordo è tra l’Unione svizzera contadini e il Segretariato di stato per le migrazioni: lo scopo è appunto quello di facilitare l’accesso dei rifugiati al mercato del lavoro e sgravare in parte comuni e cantoni dai costi di assistenza.
“Il primo mese il salario mensile lordo è di 2300 franchi, mentre dal secondo mese i datori di lavoro versano ai rifugiati un salario conforme alle norme minime dettate dal contratto normale di lavoro, ossia, nella maggior parte dei Cantoni, 3200 franchi – si legge nel Comunicato stampa dell’Unione Svizzera dei Contadini e della Segreteria di Stato della migrazione – Le aziende che partecipano al progetto pilota ottengono un’indennità mensile di 200 franchi per l’onere amministrativo supplementare, connesso in particolare con la valutazione svolta simultaneamente al progetto. Le aziende che offrono anche vitto e alloggio alla loro manodopera ottengono altri 200 franchi d’indennità mensile forfettaria”
Il ragionamento è molto semplice: visto che i rifugiati già sono ospitati dai vari cantoni (perché si tratta di persone che già vivono stabilmente in Svizzera) e visto che spesso faticano ad integrarsi e quindi a trovare lavoro, le aziende agricole aprono le loro porte, in questo modo risolvono il problema della manodopera e allo stesso momento lo Stato, quindi il contribuente, viene sgravato dagli oneri legati al mantenimento di molti stranieri.
“Con il progetto pilota – conclude il comunicato – ci si propone di individuare le condizioni generali ideali e i fattori di successo atti a consentire un’integrazione riuscita dei rifugiati nel mondo del lavoro in ambito agricolo, mettendo in campo così condizioni ideali affinché tutte le parti coinvolte siano vincenti”.
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