“Gabbia” vuota al PalaWhirlpool: derby senza tifosi di Cantù
La Questura vieta di vendere i biglietti ai residenti nel Comasco. Ma allora perché pochi anni fa Varese ha speso un sacco di soldi per sistemare il PalaWhirlpool?

Ci risiamo. Arriva una (l’unica?) partita giudicata “a rischio” della stagione cestistica (si gioca domenica 3 gennaio alle 18,15), per via della ben nota rivalità tra Varese e Cantù, e la Questura della Città Giardino dispone il divieto di vendita dei biglietti ai tifosi ospiti, per la precisione ai residenti in provincia di Como.
E allora, per l’ennesima volta, ci chiediamo che senso abbia avuto spendere una vagonata di migliaia di euro – pochi anni fa – per adeguare il PalaWhirlpool in modo da poter ospitare tutte le partite previste dal calendario della Legabasket.
Ricordate? Per rispettare una normativa in vigore per impianti sopra i 5mila posti (Legabasket ne chiede 3.500 per la Serie A, quindi la legge era in partenza “non uguale per tutti”), il palasport di Masnago dovette rifarsi il look, costruendo la “gabbia” in plexiglas per il settore ospiti con entrata e bagni riservati, blindati e incorporati, con scala d’accesso indipendente e “corazzata” e con un ingresso speciale sul piazzale per i pullman dei tifosi provenienti da fuori. Per la cronaca, la “gabbia” non esiste in altri impianti come il Forum o Casalecchio, tanto per fare due esempi di palazzetti con capienza ben oltre quota 5mila.
Ebbene, ancora una volta tutto ciò non è ritenuto sufficiente da chi deve gestire l’ordine pubblico che, quindi, ha deciso di risolvere il problema con un divieto totale anche quando i provvedimenti presi nel recente passato (ingresso sotto la Curva Nord per il parterre, divieto di usare il piazzale di Masnago come parcheggio…) aveva dato buoni risultati.
E così il derby sarà di nuovo “a senso unico” sugli spalti (in campo, ahinoi, il rischio è che sia a senso unico dalla parte opposta…), con tanto di probabile danno economico per le casse della Pallacanestro Varese, e con i presupposti che anche al ritorno venga preso lo stesso provvedimento. In quel caso, per lo meno, in un palasport che non ha le medesime misure di sicurezza fatte costruire al “Lino Oldrini”. Perchè la legge non è uguale per tutti. W l’Italia.
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