Luigi Cova, il sindaco che ci regalò Villa Mirabello
Fu una splendida una decisione presa dal primo sindaco del Dopoguerra, grazie anche alla sensibilità dell'assessore Lanciotto Gigli che volle arricchire il patrimonio del verde pubblico cittadino

La vicenda amministrativa di Varese, dalla Liberazione a oggi, non può essere rigidamente suddivisa in base alla permanenza di ogni singolo sindaco a Palazzo Estense, semmai ci si può riferire al succedersi di epoche.
La prima di queste la possiamo datare da quando la città, conoscendo come tutta la nazione per la prima volta la democrazia, si diede Luigi Cova come primo cittadino. Al quale sarebbero succeduti Arturo Dall’Ora e Lino Oldrini che chiusero un periodo che possiamo definire di preparazione di Varese a una ascesa alla quale poteva aspirare per le capacità espresse già nei decenni precedenti la guerra. Fu un arco di tempo, quello dei primi tre sindaci anche con forti contraddizioni ed errori che però non ne fermarono un cammino che avrebbe portato a una grande svolta, all’agognato decollo di una comunità che aveva puntato essenzialmente sul lavoro.
La cronaca del periodo iniziale della prima era civica democratica evidenzia situazioni negative e altre positive che accompagnarono le amministrazioni comunali nella ripresa dopo il periodo bellico che con i bombardamenti aerei aveva coinvolto anche la nostra città colpendo la Macchi e facendo a numerose vittime civili. Chi amministrava non poteva dimenticare un retaggio di Varese che derivava dai precedenti decenni che l’avevano vista salire al rango di capoluogo di provincia e inoltre conquistare primati industriali e una posizione di privilegio nel turismo d’élite. Ma Cova guardò a esigenze primarie per quel tempo, doveva sostanzialmente riavviare la macchina della città e in questo fu aiutato dalle aziende e da una cultura civica che veniva da lontano, fatta di adesioni prudenti, di considerazione per le attività commerciali, di rispetto per le necessità delle scuole.
Varese nel 1946 votò a sinistra dopo 11 mesi di governo cittadino da parte di un autorevole esponente del PCI, Enrico Bonfanti, nominato dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Il clima politico nazionale non era ancora torrido, alla Sinistra era riconosciuti i grandi meriti per la libertà conquistata, meriti che a Varese erano stati condivisi anche da un attivo clero antifascista.
Luigi Cova si mise all’opera con la sua giunta, numerosi gli obiettivi appunto con precedenza al lavoro e alla condizione dei lavoratori, la casa, la scuola, la ricostruzione in genere, erano obiettivi non dissimili da quelli di altre numerose città. Varese e il territorio avevano anche un passato sportivo davvero importante grazie a campioni di ciclismo come Ganna e Binda, e in quegli anni l’approdo alla serie A della squadra di basket fu un momento di coesione e di partecipazione che divennero dolore generale nel 1949 per la morte di Franco Ossola, calciatore passato dal Varese al Grande Torino, scomparso nella tragedia di Superga.
Per l’amministrazione Cova, che sarebbe stata attiva anche per la preparazione dei mondiali di ciclismo del 1951, furono comunque importanti ripresa e ricostruzione del mondo del lavoro, nel quale era pilastro la Macchi, che era stata bombardata. Il rilancio della grande azienda cittadina ebbe un geniale leader in Ermanno Bazzocchi: non potendo subito progettare aerei anche per il divieto degli Stati Uniti, cominciò con le lampade a carburo per poi subito passare ai letti disponendo la fabbrica di molto legname per ali e telai degli aerei. Il successo dei letti fu grande ma breve: raccontò infatti l’ing. Bazzocchi che arrivarono da giovani sposi segnalazioni sulla fragilità delle doghe, la cui elasticità e resistenza, più che sufficienti per gli aerei, tale non era per altre evoluzioni.
Il top della ripresa fu raggiunto con i motocarri che avevano una cabina da aereo e che ebbero un successo di vendite a dir poco eccezionale dal momento che c’era la Guzzi di Mandello Lario come concorrente. Con il ritorno ai motori sarebbero poi uscite dalla Schiranna anche motoleggere, tranquille, resistenti, che si sarebbero prese una fetta del mercato delle due ruote sul quale l’Italia si era buttata.
L’aviazione negli anni avrebbe rivissuto i fasti di un tempo con gli aerei da addestramento di Ermanno Bazzocchi. Salutato come il salvatore decenni prima, il grande progettista un giorno si vide negare dal Comune di Varese un riconoscimento perché “Progettava strumenti di guerra”. Erano i tempi i cui i socialisti giocavano a fare i comunisti. Che sempre si erano ben guardati dal criticare i grandi progettisti ai quali l’Urss aveva addirittura intestato i suoi velivoli. Bazzocchi fu onorato e premiato dalla Provincia e dalla Regione.
Nel 1951 il clima politico era cambiato: aspra quindi la contrapposizione tra Sinistra e Centro, quest’ultimo già vittorioso nelle elezioni nazionali del 1948 che videro l’Italia preferire la democrazia occidentale alla democrazia popolare di matrice marxista. Non ci fu speranza per la Sinistra a Varese, Luigi Cova comunque chiudeva un bilancio in talune voci forse grigio ma con un tesoro che sarebbe stato un vero record nella storia del verde cittadino: l’acquisizione di Villa Mirabello e del suo parco. Fu una splendida una decisione presa dall’amministrazione Cova, grazie a un assessore indimenticabile, Lanciotto Gigli che volle arricchire il patrimonio del verde pubblico.
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