Gli ambientalisti: “compriamo la Cattafame”
In una lettera aperta alle autorità, l'ultima presa di posizione delle associazioni ambientaliste sull'insediamento artigiano nel cuore della "Valle della Bevera"
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Riceviamo e pubblichiamo Stimate autorità, comperiamo la Cattafame (comune di Arcisate), dove l’insediamento artigiano abusivo minaccia l’acqua che disseta Varese e altri comuni! Non vi sono altre possibilità. Se si lascia fare, altri artigiani arriveranno, confidando nei prossimi condoni; e non è un mistero che vi sono progetti di estendere la zona industriale alle vicine cave Rainer e Valli. Il sindaco di Arcisate ha già detto che la strada che conduce ai capannoni, che si asfalterebbe, è destinata a essere prolungata fino a Cantello. Vi immaginate le pressioni dei proprietari dei terreni limitrofi per cambiare la loro destinazione urbanistica? Vi immaginate quante altre Cattafami si creerebbero, di quante altre situazioni di fatto bisognerebbe "prendere atto"?Se l’acqua è buona e non inquinata, quanto si risparmia in spese mediche ogni anno? Se le alluvioni sono meno dannose, quanto si risparmia ad ogni alluvione? Non si può stare in equilibrio sullo scivolo. Non si tratta di fare il processo alle intenzioni, ma di sapere le leggi della fisica. Noi siamo per la soluzione 2). Ma quanto costa? Vale la pena? Chi paga? Quanto costa? Un capannone in zona agricola vale al massimo 200 milioni di lire. I capannoni sono 30 e non tutti in buono stato. Totale non più di 5 miliardi di lire e forse molto meno. Vale la pena? Per rispondere bisogna fare un’analisi costi–benefici in termini aziendali. L’azienda è la città di Varese e la Valceresio, cioè 150mila abitanti; e non una ditta della Cattafame o un comune (ragionare in termini di azienda; e non di aziendina!). Se i 5 ettari della Cattafame tornano a bere la pioggia, la falda si innalzerà e forse si potranno fare altri pozzi: quanto vale l’acqua che dà un pozzo in un anno e quanto vale la rendita perpetua di un pozzo? Chi paga? I comuni di Varese, Arcisate, Cantello, Viggiù, la Camunità Montana della Valceresio, l’A.Spe.M., la Provincia di Varese, il Genio Civile, singolarmente o associati, trovino il modo di reperire i fondi, o dal loro bilancio o dalla Regione o dal Ministero dell’Ambiente o dall’Autorità di Bacino o dove altro voi meglio sapete. Soprattutto il comune di Varese dovrebbe sentirsi in dovere di tutelare gli interessi vitali dei suoi cittadini. Inutile proporre il Parco della Bevera – siamo d’accordissimo – se nel frattempo la giunta di un comune unilateralmente e irreversibilmente rovina tutto, mentre gli altri stanno a guardare! Sono tanti 5 miliardi? Tutto è relativo: l’A.Spe.M. ha già speso 1,5 miliardi di lire per comperare 50 ettari di terreno intorno ai pozzi; il bilancio del comune di Varese nell’anno 2000 è stato di 222 miliardi di lire. L’acquisto non va fatto domani e può essere diluito negli anni; ma è importante mettersi subito oggi nell’ottica di demolire i capannoni e rinaturalizzare. Per non fare danni ai quali sarà sempre più difficile rimediare, bisogna subito fare in modo che: non si asfalti, né urbanizzi, né si concedano condoni; il piano regolatore di Arcisate e il piano di Valle (che è in revisione) dispongano che tutta la Valle della Bevera sia zona agricola; si blocchi il piano di lottizzazione della Piana di Velmaio. In seguito, per affrontare nella sua globalità il problema della Bevera, e più in generale il problema del territorio, proponiamo:che i comuni di cui sopra e la Comunità Montana Valceresio aderiscano alla Carta di Aalborg e alla Carta di Ferrara; che si attivi di conseguenza una Agenda 21 locale nel cui forum siano chiamate a partecipare le scriventi Associazioni Ambientaliste e l’A.Spe.m.; che l’Agenda 21 si occupi di trovare risoluzione al problema da noi evidenziato redigendo apposito progetto per la cui attuazione richiedere finanziamenti regionali, statali, comunitari. E’ giusto che la giunta di un comune di 9.300 abitanti metta a repentaglio l’acqua di tanta gente, sia pure nel rispetto formale delle regole democratiche? Insistiamo: Varese deve muoversi! Distinti saluti. Amici della Terra Varese Il Presidente Arturo Benedetto Bortoluzzi Primo, l’intera valle della Bevera si riempie di asfalto e cemento, la falda acquifera si abbassa, i pozzi e le sorgenti seccano, le alluvioni lungo l’Olona diventano più frequenti e rovinose; secondo, le ditte artigiane che operano alla Cattafame si trasferiscono altrove, i capannoni vengono rasi al suolo, il suolo viene arato in profondità perché assorba bene l’acqua, si piantuma per evitare che la pioggia dilavi il terreno. Si può studiare la possibilità di creare una zona di esondazione della Bevera, per rendere meno gravi le alluvioni a valle. |
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