Alluvione, nei comuni arrivano le penne nere

Tra le novità apportate dalla legge del dopo alluvione anche la possibilità di impiego dei militari di leva residenti nei comuni alluvionati

Si chiama Mattia, ha 21 anni ed è nato a Masciago Primo, piccolo comune della Valcuvia: tutte le mattine si reca in municipio attorno alle 9. Una storia come tante, un impiegato comunale o un obiettore, verrebbe da pensare, se non fosse per quella penna nera e la divisa grigioverde che ogni giorno il ragazzo indossa, con tanto di mostrine e cintura militare. Infatti Mattia è un alpino che sta svolgendo il proprio servizio di leva presso il comune in cui è nato e vive con i genitori.

Sono infatti ben 51 i centri della provincia di Varese "danneggiati" dalle alluvioni dell’autunno del 2000 e che a richiesta possono – secondo le recenti disposizioni del Ministero della Difesa – beneficiare dell’impiego dei militari di leva residenti presso il comune rientrante nell’elenco stilato dalla Prefettura proprio a seguito delle precipitazioni record dell’anno scorso.

Sebbene sulla carta il militare deve coadiuvare le operazione del comune per limitare i danni da rischio idrogeologico, i compiti veri e priopri dei giovani soldati rappresentano spesso una manna per i piccoli comuni che non dispongono di risorse.

Così ci conferma il sindaco Enrico Folci, che ha usufruito della possibilità offertagli dalla legge per "tenersi" Mattia e con ogni probabilità anche gli altri giovani che sono in partenza per la naja.

«L’impiego di Mattia si è rivelato prezioso – afferma il sindaco – non solo per le attività manuali, ma anche per numerose altre mansioni che necessitano di personale specializzato. Il recente servizio di sportello telematico dell’ASL, con tanto di postazione dotata di webcam sarà gestita proprio dal militare, che sta seguendo dei corsi per la gestione di questa tecnologia».

Nel circondario si viene a sapere che altri commilitoni amici di Mattia sono finiti in comuni vicini: 2 alpini a Luino, uno a Dumenza, tutti compagni d’armi che dopo aver completato un primo periodo in caserma sono stati distaccati presso i comuni di residenza.

Rimpianti per la vita da caserma, le camerate e la mensa comune? «Con gli amici stavo bene – conclude sorridendo il giovane – ma qui sono a cento passi da casa e non posso proprio lamentarmi!».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Luglio 2001
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