Pensare globalmente e agire localmente
L'intervento di Umberto Colombo, segretario della Camera del Lavoro cittadina, sul G8 di Genova
Nell’ambito delle manifestazioni che si terranno a Genova nei prossimi giorni è fondamentale che il 18 luglio si senta la voce di CGIL CISL UIL. Io penso che anche la discussione di questa mattina dimostrerà che abbiamo qualcosa da trasmettere con la nostra storia di lotte e rivendicazioni confederali, a tutto il movimento sindacale mondiale ed anche a chi manifesta a Genova in giorni differenti. Il sindacato confederale manifesterà il giorno 18 per il rispetto dei diritti universali e di quelli sindacali, ma soprattutto perché vuole porre al centro delle proprie rivendicazioni la cultura della solidarietà tra i popoli. La manifestazione del sindacato, come le altre, avrà anche un carattere multietnico, sarà anche l’occasione di scambi di idee e culture differenti e farà emergere una delle grandi contraddizioni del G8 quella per cui la libertà di circolare delle merci non corrisponde a quella delle persone, degli immigrati che troppo spesso, anche nella nostra provincia, debbono lottare per i diritti minimi al lavoro, alla casa e alla salute. Dobbiamo però porre attenzione al fatto che anche alcuni movimenti del "popolo di Seattle", che, insieme a noi, diffondono l’idea di una globalizzazione democratica, si sono spesso concentrati quasi esclusivamente sul controllo del commercio e su un confronto soprattutto con il WTO. La contrattazione dei diritti del lavoro e sociali, promuovendo a livello nazionale e internazionale le norme fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del lavoro ed inserendole negli accordi del WTO. Nei paesi poveri in via di sviluppo occorre garantire il rispetto della clausola sociale e cioè il rispetto dei diritti umani, del lavoro in condizioni dignitose, senza forme di sfruttamento dei lavoratori o peggio dei bambini, del lavoro in condizioni ambientali e di sicurezza accettabili, con il rispetto anche dei minimi diritti contrattuali: condizioni, orari di lavoro, salari dignitosi. Nei paesi industrializzati occorre che il sindacato confederale pensi ad azioni e rivendicazioni mirate, anche a livello territoriale. La giovane scrittrice canadese Naomi Klein nel suo recente libro "No Logo"che è presto diventato testo sacro per il "Popolo di Seattle" svolge una forte critica ai marchi delle multinazionali. Noi del sindacato sappiamo però che, anche nella provincia di Varese, alcuni marchi prestigiosi noti in tutto il mondo, vengono prodotti nelle fabbriche del territorio. Quindi le campagne di boicottaggio rischiano di colpire più i lavoratori che non le aziende che si limitano a presentare il conto con grosse ristrutturazioni che riducono essenzialmente la mano d’opera. Che fare quindi come sindacato? Anche in provincia di Varese sono presenti delle multinazionali ed inoltre una sempre più alta percentuale di aziende del territorio delocalizzano parte delle loro produzioni nei paesi in via di sviluppo. Occorre che unitariamente in quelle fabbriche con l’aiuto delle RSU nella fase della contrattazione aziendale si richieda il rispetto degli articoli dei contratti nazionali che impongono alle imprese di fornire al sindacato le informazioni circa il lavoro decentrato, che si realizzi una "etichetta sociale di impresa", a garanzia delle produzioni delocalizzate nei paesi poveri non siano realizzate con lo sfruttamento di bambini o adulti. Occorre anche aprire un confronto con le Associazioni Industriali ed artigiane per realizare un "marchio sociale territoriale" che garantisca il rispetto del contratto di lavoro e l’assenza di lavoro nero nelle produzioni locali e soprattutto assicurando una "certificazione etica" di quella parte di produzioni delocalizzate nei paesi poveri dove bisogna assicurare il rispetto dei diritti minimi contrattuali. (E’ proprio di questi giorni l’esempio del marchio etico della regione Toscana). Al sindacato confederale spetta un controllo maggiore sui processi produttivi,su come si produce, dove e in quali condizioni. La competizione non è solo tra i prodotti e i mercati, ma anche tra i costi del lavoro. Bisogna eliminare le forme di sfruttamento attraverso uno sviluppo sindacale nei paesi in via di sviluppo e ridurre le diseguaglianze,diseguaglianze che a volte sono presenti anche da noi (lavoro nero, ma anche doppio mercato del lavoro: quello tutelato e quello non tutelato), bisogna partire anche da li. L’impegno e la cultura che si è diffusa per esempio sul commercio equo e solidale si deve confrontare con un impegno altrettanto forte sul versante del rispetto dei diritti contrattuali,ovvero bisogna "pensare globalmente e agire localmente". Nel territorio si presenta anche l’occasione di confronto con tante associazioni che a livello locale si stanno impegnando per la diffusione di valori di solidarietà, associazioni che manifesteranno a Genova in giorni diversi dai nostri e che hanno ribadito più volte il carattere pacifico e non violento delle manifestazioni che dovrà essere assicurato per evitare strumentalizzazioni. Nel territorio, il confronto con questi giovani è molto importante per tutto il movimento sindacale. Non sono stati facili i primi incontri, questi giovani "annusavano" il sindacato, a volte sono un po’ sospettosi e, a sua volta, il sindacato faticava un po’ a ritrovarsi nelle dinamiche di questi giovani; ma a partire dalla manifestazione che si è tenuta insieme a Busto Arsizio il 7 aprile è cominciato un cammino comune sui valori della solidarietà che ci porterà a Genova, seppure in giorni differenti, ma che continuerà con tanto entusiasmo sul nostro territorio, ognuno con la propria autonomia, ma in un proficuo confronto di idee, noi speriamo non solo nelle manifestazioni, nei dibattiti e nelle feste, ma anche nei luoghi di lavoro dove giovani e sindacato confederale unitario dovranno ancora fare tante battaglie in difesa dei diritti. |
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